giovedì 23 dicembre 2004

la religione americana

Repubblica 23.12.04
IL CASO
I cristiani all'attacco contro la tendenza di scuole e istituzioni a "epurare" canti e tradizioni per rispetto delle diverse confessioni
America, la battaglia del Natale "corretto"
DAL NOSTRO INVIATO MAURIZIO RICCI

NEW YORK - Non è lo spirito natalizio che manca. I centri commerciali sono pieni di babbi Natale con la barba bianca e da ogni parte tintinna Jingle Bells. Ma è lo spirito giusto? È lo spirito del Santo Natale della tradizione cristiana? La destra fondamentalista americana pensa di no e ha lanciato un'offensiva a largo raggio, fatta di appelli, marce, boicottaggi, ricorsi in tribunale. Il problema non è, tuttavia, la progressiva mercificazione del Natale, ma il suo carattere laico o religioso.
Se in Italia il problema è il presepe, in America sono non solo le tradizionali canzoncine e rappresentazioni scolastiche, ma la denominazione stessa del periodo. Basta con il generico e anodino Season Greetings (il nostro «Buone Feste»), è lo slogan: rivogliamo un ubiquo e ufficiale Merry Christmas («Buon Natale»).
La pietra originaria dello scandalo sono una serie di decisioni prese in varie scuole e città, sparse per gli Stati Uniti, nel corso degli anni 90, in nome del politically correct: come in Italia, si tratta di tener conto delle diverse sensibilità di una società multietnica e multiculturale. Nel caso specifico americano, di considerare che il periodo natalizio cristiano coincide con l'Hanukkah ebraico e il Kwanzaa di una buona fetta degli afroamericani. La Costituzione, del resto, vieta al potere pubblico manifestazione religiose. E, su questa base, negli anni '80 le organizzazioni dei diritti civili hanno ottenuto la rimozione di presepi e altri simboli religiosi dai luoghi di proprietà pubblica. La stessa Corte Suprema, nello stesso periodo, li ha ammessi solo se accoppiati con altri simboli (come Babbo Natale) per indicare il carattere laico della festa. Su questa scia, molte scuole hanno abolito le tradizionali cerimonie natalizie a sfondo cristiano. Qualcuno è andato anche più in là.
A Maplewood, nel New Jersey, il preside ha bandito qualsiasi canzone natalizia a tema religioso, anche nella versione per soli strumenti, dal concerto scolastico. A Woodland, Illinois, le autorità del distretto hanno vietato di suonare canzoni natalizie sulle radio degli scuolabus. In una scuola elementare della Florida, la parata natalizia è stata reinventata come parata patriottica: «Stiamo cercando di rispettare tutti», ha detto il preside. Più di una città ha bandito lo striscione «Buon Natale» dalle scritte ufficiali e qualcuno ha rinunciato finanche all'albero. Di fronte al progressivo diffondersi di questo ridimensionamento del carattere religioso del Natale, la reazione dei tradizionalisti cristiani è stata, quest'anno, particolarmente vistosa.
Sono piovuti ricorsi in tribunale contro scuole e municipi, si sono moltiplicati appelli e petizioni, ci sono state marce e tentativi di inserire di forza striscioni religiosi nelle parate cittadine. Ma queste singole battaglie fanno parte di un'offensiva più generale che punta a riconquistare il Natale, lanciando i militanti tradizionalisti cristiani nella ennesima battaglia contro il politically correct incarnato dall'establishment liberal.
E la battaglia ruota intorno al modo di salutarsi. Il Comitato per salvare Buon Natale è arrivato a lanciare una campagna nazionale di boicottaggio contro una delle più importanti catene di negozi, Federated Department Stores. È la catena di Macy's, una delle icone del Natale americano da quando, nel 1947, fu il palcoscenico di «Miracolo sulla 34ma strada» uno dei più celebri film natalizi.
Da anni, il personale di Macy's augura un vago Season Greetings ai suoi clienti al posto di Merry Christmas, per «riflettere meglio - come specifica una portavoce - il carattere multiculturale della società in cui viviamo»: «Se entrasse un druido - continua - lo accoglieremmo con un "Scintillante Solstizio"». Ma in questo 2004, il buon senso commerciale è diventata una provocazione culturale.
I tradizionalisti, spalleggiati da media influenti come Foxnews e il New York Post, sottolineano che l'80 per cento degli americani si dichiara cristiano. Un sondaggio di Usa Today mostra, tuttavia, che solo il 43 per cento degli americani ritiene un «peggioramento» la diffusione del «Buone Feste», mentre il 44 per cento lo considera un «miglioramento». Un paese culturalmente diviso a metà, fra tradizione e rinnovamento. Se tutto questo fa venire in mente la politica e le recenti elezioni presidenziali, è perché le cose stanno esattamente così: il Comitato per salvare Buon Natale dichiara che il voto del 2 novembre «è la prova che il politicamente corretto offende milioni di americani». «La loro idea - ha risposto Frank Rich sul New York Times - è di intimidire e marginalizzare chiunque obietti ai loro sforzi per imporre sulla politica la versione più tradizionale del dogma cristiano».