domenica 6 febbraio 2005

la sintassi

una segnalazione di Silvia Iannaco

Corriere della sera 6.2.05

La sintassi? E’ uguale per tutte le lingue
Lo rivela un nuovo tipo di comunicazione tra sordomuti nel Negev


Nell’ultimo numero degli Atti dell’Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti (per gli addetti ai lavori, il prestigioso Pnas) un’equipe di linguisti e psicologi americani ed israeliani annuncia un’interessante scoperta. Mark Aronoff della Stony Brook University, Irit Meir e Wendy Sandler dell’Università di Haifa e Carol Padden dell’Università della California a San Diego hanno pazientemente studiato un linguaggio gestuale, spontaneamente creato e poi tramandato per tre generazioni, all’interno di una sotto-popolazione di beduini, sordi dalla nascita, in uno sperduto villaggio nel deserto del Negev. Questo villaggio, Al-Sayyid, che ha oggi circa tremilacinquecento abitanti, venne fondato due secoli fa da un gruppo di nomadi, due dei quali erano sordi congeniti. Gli attuali centocinquanta discendenti di questi due padri fondatori parlano, come tutti i sordi congeniti del mondo, una lingua gestuale, ora denominata Absl (Al-Sayyid Bedouin Sign Language).
SISTEMI - Prima di vedere che cosa questa lingua ha di tanto interessante, occorre precisare alcuni dati essenziali, ben noti ai linguisti che da anni studiano le lingue gestuali e, ovviamente, ai parlanti di queste lingue, ma in genere ignorati dalla stragrande maggioranza delle persone normalmente udenti. Le lingue gestuali non sono (mi permetto di sottolineare questo «non») dei sistemi rudimentali di comunicazione, simili a quello che noi udenti e parlanti goffamente facciamo, quando vogliamo comunicare a gesti. Sono lingue di tutto punto, per ricchezza, sottigliezza e rapidità. In una qualsiasi delle molte lingue gestuali sviluppate dalle svariate comunità di sordi congeniti, ai quattro angoli della terra, si possono, per esempio, tenere conferenze su qualsiasi soggetto, raccontare barzellette, creare poesie e intrattenere i bimbi con favole e racconti. Non solo, ma la loro grammatica è la stessa di quella delle lingue parlate, se solo si sa guardarla ad un livello più profondo.
OPZIONI - Più precisamente, le opzioni grammaticali disponibili, per una qualsiasi di queste lingue gestuali, sono esattamente le stesse di quelle delle lingue parlate. E i loro lessici differiscono gli uni dagli altri tanto quanto differiscono tra di loro i lessici delle lingue parlate. Infatti, i parlanti di una di queste non capiscono una parola delle altre lingue gestuali, proprio come un parlante dell’italiano non capisce una parola dell’arabo o del cinese, e viceversa. Ebbene, quello che è così interessante nel singolare caso della lingua Absl è che ha solo circa 70 anni e, pur essendo una lingua, come dicevamo, di tutto punto, differisce in alcuni tratti sintattici fondamentali sia dalla lingua gestuale delle comunità israeliane circostanti, sia dal dialetto arabo parlato dagli altri abitanti, non sordi, di quel villaggio. Per esempio, la costruzione di base delle frasi, in questa lingua, ha il seguente ordine: Soggetto-oggetto-verbo (Maria un libro legge). Un ordine diverso da quello, per esempio, dell’italiano, del francese e dell’inglese (che è soggetto-verbo-oggetto, Maria legge un libro), e diverso da quello dell’arabo, che di continuo risuona proprio in quello stesso villaggio (che è verbo-soggetto-oggetto, legge Maria un libro). Questa «scelta» di ordine sintattico, una tra quelle possibili, non è stata certo importata da alcun’altra lingua di quella regione, ma la si ritrova in turco, in giapponese, in coreano e in latino. Lingue con le quali, ovviamente, i sordi di Al-Sayyid non hanno avuto alcun contatto.
TRASMISSIONE - Infatti, il processo linguistico basilare che viene qui messo in evidenza non è quello di una «trasmissione» da lingua a lingua, o di un’imitazione di un gruppo da parte di un altro gruppo, bensì quello della scelta obbligata di una precisa opzione sintattica, tra quelle possibili. Il turco, il giapponese, il latino e l’Absl hanno fatto la stessa scelta, a secoli e a migliaia di chilometri di distanza. Uno degli autori, Carol Padden, docente all’Università della California a San Diego, dichiara: «Dato che la lingua Absl si è sviluppata in modo del tutto indipendente, vi possiamo trovare riflesse alcune proprietà fondamentali del linguaggio in generale, e possiamo ricavarne preziose indicazioni sui processi basilari di sviluppo delle lingue a partire dal momento della loro origine». I linguaggi gestuali avevano già meritato recentemente gli onori della cronaca, quando (come abbiamo avuto occasione di raccontare su queste colonne), una comunità di bimbi sordi congeniti, in Nicaragua, ha creato dal nulla, e ha poi trasmesso, nel corso di circa trent’anni, un nuovo linguaggio gestuale (lo Nsl, Nicaraguan Sign Language), scaturito spontaneamente e presto sbocciato in una vera e propria lingua, non appena i più piccoli bimbi sordi congeniti si trovarono insieme in una scuola speciale. Un altro caso famoso di nascita spontanea di una lingua, descritto dal linguista Derek Bickerton all’inizio degli anni Ottanta, è il creolo delle Hawaii, e quello della Guiana, scaturiti spontaneamente, circa un secolo fa, tra i bimbi di comunità di schiavi di svariata provenienza, nelle quali gli adulti erano costretti a comunicare tra loro solo in un rudimentale pidgin (un’insalata di parole di diverse lingue, buona solo per contrattare i prezzi nelle compravendite).
SVILUPPO - In ciascuna di queste eccezionali situazioni, i bimbi hanno fatto spontaneamente sbocciare lingue complete, ben più ricche dei miseri frammenti linguistici ricevuti dagli adulti. Quello che è unico, nel caso della lingua gestuale beduina del villaggio di Al-Sayyid, è che il suo sviluppo, per una volta, è stato perfettamente naturale, in condizioni comunitarie stabili e del tutto normali. Non è il risultato di un trauma socio-politico come la schiavitù, nè dell’improvviso (seppur benemerito) rimedio scolastico che pose fine, in Nicaragua, all’isolamento sofferto dai bimbi sordi congeniti in famiglie povere e ignoranti con genitori normalmente udenti. Lo studio ora pubblicato conferma che la scelta dell’ordine sintattico dei componenti essenziali della frase è un pilastro di ogni lingua. Una volta che una certa scelta è stata fatta (soggetto-oggetto-verbo, o, come scriverebbero abbreviando i linguisti, Sov) varie altre scelte della sintassi diventano obbligate e si sviluppano di conseguenza.
SCELTE - Per esempio, gli aggettivi precedono i nomi (bianco pane), gli ausiliari seguono i verbi («andato sono» invece di «sono andato»), si usano non preposizioni, ma postposizioni («me a», invece di «a me») le relative precedono i nomi cui si riferiscono («che ho comprato pane» invece di «pane che ho comprato»), e altre scelte ancora più sottili e ramificate. Questo studio mostra, una volta di più, l’immensa raffinatezza del naturale istinto linguistico della specie umana. E consola i linguisti della perdita dello Mvsl (Martha’s Vineyard Sign Language), un leggendario linguaggio gestuale, scaturito a fine Ottocento tra i balenieri del Massachusetts, scomparso prima che i linguisti potessero immortalarlo.