martedì 1 febbraio 2005

Piero Pomponazzi 1462 - 1525
contro l'immortalità dell'anima e sulla debolezza della ragione

Il Sole 24 Ore 30 gennaio 2005
FILOSOFARE E' UN PO' COME GIOCARE
Di Maria Bettetini


La filosofia ha dua grandi mali: il primo è la paupertas, la povertà. Niente è meno necessario alla vita della filosofia, e per questo molti se ne allontanano. Ma c'è un problema più grave, e "ancor meno tollerabile", ed è l'incertezza. Sarebbe bella la filosofia, afferma Piero Pomponazzi, se fosse certa sicut mathematica. Purtroppo è invece solo basata su congetture e opinioni, fare filosofia "è come uno giochare". Il filosofo mantovano vissuto un secolo prima di Cartesio non ha dubbi sulla debolezza della ragione, limitata e fallibile, eppure autonoma nella sua ricerca filosofica. Le opere più famose di Pomponazzi sono emblematicamente un trattato sull'impossibilità di dimostrare l'immortalità dell'anima e un violento libro contro le superstizioni magiche, dove di difende l'altro l'origine naturale e non magica degli eventi astrali.
Ora è disponibile la prima edizione delle lezioni tenute da Pomponazzi a Bologna a commento trattato di Aristotele Sulle parti degli animali, per la cura attenta di Stefano Perfetti: un'esplorazione della filosofia naturale dello Stagirita e anche il primo commento rinascimentale a un suo trattato su tematiche biologiche. Nelle pagine, vergate ora in latino ora in volgare, così come si svolgeva la lezione e come viene riportata dall'allievo Gregorio Frediaaani, il testo aristotelico è spesso una scusa per riproporre temi cari a Pomponazzi, e tra questi torna spesso lo statuto della filosofia. Al filosofo, apparentemente inutile alla vita sociale, viene riconosciuto il ruolo di regolatore dei saperi e delle pratiche. Colui che pratica il "gioco" della filosofia non ha certezze, esercita il dubbio secondo una tradizione socratica esasperata ("vi insegnerò a dubitare"), eppure è tanto superiore a qualunque altro uomo da potersi imporre come riferimento per la società intera. Una sfida lanciata in tempi non certo di pace e riflessione: l'allievo di Pomponazzi riporta anche le grida di giubilo per la conquista di Piacenza udite alla fine della lezione del 21 novembre 1521 (ed erano le undici di sera). Una sfida che da punto di vista teorico sarà raccolta dal Seicento, e che nella pratica attende ancora di essere smentita.
Pietro Pomponazzi, "Expositio super primo et secundo De partibus animalium", a cura di S. Perfetti, Leo S. Olschiki Editore, Firenze 2004, pagg. LXXXVI + 362, € 44,00.