martedì 1 febbraio 2005

sinistra
Fausto Bertinotti su primarie e Toscana

Corriere della Sera 1.2.05
Toscana, da sinistra sfida alla Quercia
Bertinotti al Professore: primarie solo sul leader E poi litiga con i Ds
di Monica Guerzoni


ROMA - Magari non sarebbe solo il volto e la voce dell’Ulivo, come Elisabetta Gardini per Forza Italia. Ma a Romano Prodi, che vuole affidarle il ruolo di coordinatrice dei rapporti con i media, Lilli Gruber non ha ancora detto un sì definitivo. Un po’ perché la proposta non è ufficialmente giunta e un po’ perché, come l’europarlamentare ha confidato a Massimo D’Alema, vuol prima «capire meglio» se curare la Comunicazione dell’Ulivo sia incarico tale da togliere tempo ed energie al ruolo di presidente della Delegazione per le relazioni con gli Stati del Golfo. Perplessità comprensibili, di fronte a una giornata come quella di ieri... D’Alema di Bertinotti: «E’ un uomo simpatico... Lui può consentirsi tutti questi lussi perché ci siamo noi che garantiamo la tenuta della casa comune», dove il lusso che il segretario del Prc si sarebbe concesso è un’assai velata minaccia di sfilarsi. Bertinotti di D’Alema: «Come si fa a scalfire la convinzione di chi pensa a una propria imperitura e definitiva centralità?». E’ un beccarsi a distanza, ma la scelta degli aggettivi rivela quanto fuoco covi sotto la cenere della Gad ora che il congresso Ds e la sfida per le Regionali sconsigliano di perseverare con lo scontro sulla scelta del leader.
PRIMARIE - Dopo mesi di toni vellutati, ora che all’ordine del giorno entrano le questioni programmatiche il segretario del Prc cambia registro. Rutelli ha abbattuto il «totem» della patrimoniale e Bertinotti lo accusa di voler trasformare una discussione seria «in uno scontro di bandierine». Una rispostina per le rime tocca anche a Romano Prodi, con cui Bertinotti è solito giocar di sponda: le primarie si fanno per scegliere il candidato, non il programma. «Io sarei prudente se dovessi parlare per il vincitore. Non penso che il giorno dopo le primarie si possa dire a sindacati, associazioni e movimenti che non conta ciò che pensano perché il programma è già deciso».
E non è, l’eterna questione delle primarie, l’unico rovello di Prodi. Oggi, dopo aver inaugurato la sede dei Repubblicani di Luciana Sbarbati, il Professore doveva presentare i 14 candidati governatori, ma Verdi, Pdci e Italia dei Valori lo hanno convinto a soprassedere: vogliono garanzie sul programma e «regole chiare» sulle Regionali. «Tutte le forze politiche - rivendica Pecoraro Scanio - devono essere adeguatamente rappresentate nei listini bloccati e poi nelle squadre di governo con un criterio progressivo che va definito a livello nazionale». Traduzione: Margherita e Ds devono smetterla di spartirsi le candidature. Qualcosa, dopo la protesta dei «piccoli», si è mosso. Prodi ha chiamato Pecoraro, Diliberto e Di Pietro, poi ha affidato la questione a Vannino Chiti e Franco Marini.

CASO TOSCANA - Stufo dei «veti» dei Ds, Bertinotti definisce il non-accordo in Toscana «un elemento di crisi nei rapporti» e chiede di entrare nella Gad, forte da ieri di un documento della Camera di consultazione permanente della sinistra radicale, coordinata da Alberto Asor Rosa, che accusa la Quercia di aver posto «ostacoli scandalosi e inaccettabili». L’ipotesi di un accordo con i radicali intanto si allontana. Nessuna pregiudiziale assicura D’Alema, ma i Ds vogliono verificare la convergenza di programmi, Mastella si dice «reticente» e la Margherita è divisa. Niente «armate Brancaleone» avverte Castagnetti, mentre Fioroni un accordo lo farebbe pure, a patto che sia «meramente elettorale».