domenica 7 settembre 2003

Il Mattino

Il Mattino 7.9.03
Bellocchio
l’incompreso
Dall'inviato a Venezia Titta Fiore

La speranza di una festa annunciata per il cinema italiano, ieri alla Mostra di Venezia, si è trasformata in un lungo giorno di amarezze e polemiche. Marco Bellocchio, favorito della vigilia con il film sul caso Moro accolto benissimo dal pubblico e dalla critica, «Buongiorno, notte», deve accontentarsi di un premiolino alla sceneggiatura francamente inadeguato alla portata, al valore artistico, allo stile dell’opera.
Il Leone d’oro va al russo «Il ritorno», una toccante opera prima sul rapporto padre-figli piaciuto a molti e soprattutto, cela va sans dire, alla giuria guidata da Mario Monicelli.
Il verdetto, trapelato come sempre al Lido qualche ora prima del galà ufficiale, scalda subito gli animi dei sostenitori dell'uno e dell'altro come e meglio di una partita della Nazionale. Ci si chiede quanto il presidente e il giurato italiani, Monicelli e Accorsi, abbiano realmente sostenuto il film, quanto si siano battuti per difenderlo dall'opposizione degli altri giurati. Si sa che la riunione finale, nel pomeriggio di venerdì, non è andata per le lunghe, particolare che gli aruspici del festival interpretano come segno di concordia e di comune sentire. Si teme che Monicelli abbia sì battagliato per il collega Bellocchio, ma non tanto da portare a casa, se non il Leone, almeno il gran premio della giuria, considerato da sempre appannaggio del presidente. I molti appassionati di dietrologia sostengono che le sue incaute dichiarazioni all'apertura della Mostra sul desiderio di favorire un italiano, in caso di parità, abbiano finito per penalizzare Bellocchio, escludendolo dai premi maggiori. Ma più semplicemente, ai membri stranieri della giuria, ovvero alla maggioranza, pare risultata incomprensibile la storia e del tutto ignota la drammatica vicenda del presidente della Dc ucciso dalla Brigate Rosse.
Lo dice, ad esempio, la spagnola Assumpta Serna, invitando per il futuro i nostri autori a una maggiore chiarezza e facilità di temi. «Che cosa significa, che dovremmo realizzare film didascalici?» replica Giancarlo Leone, amministratore delegato di Rai Cinema che ha prodotto «Buongiorno, notte». «Bellocchio ha fatto cinema, non cronaca, e poi non mi pare che gli altri film premiati, tutti belli, raccontassero storie semplici». C'è amarezza e delusione tra gli uomini di viale Mazzini che, dopo le trionfali accoglienze, sentivano di avere già in tasca la vittoria: il presidente di Rai Cinema, Giuliano Montaldo, rifiuta di consegnare il premio al vincitore della sezione Controcorrente, e altrettanto fa la protagonista di «Buongiorno, notte», Maya Sansa. «I verdetti vanno accettati», commenta Leone, «ma resta il rammarico per un’occasione perduta. Purtroppo, noi italiani siamo i nostri principali nemici». Inutile venire a Venezia, quindi? «No, anche grazie al gran parlare che se n'è fatto alla Mostra il film di Bellocchio ieri ha incassato circa 140 mila euro, un risultato clamoroso per un italiano. Che dire... Il pubblico dimostra di essere più maturo della giuria».
Fanno buon viso a cattivo gioco i massimi vertici Rai, il direttore generale Cattaneo e la presidente Lucia Annunziata, per una volta d'accordo. Lui sorride sull'«esterofilia» esagerata degli italiani, lei lascia il Lido prima del previsto per partecipare a un dibattito con il ministro Gasparri e diserta la serata di gala. «Abbiamo portato alla Mostra i film più belli, sono comunque contentissima» dice, «perché è sotto gli occhi di tutti che la Rai ha rivitalizzato il cinema». Aspettando la premiazione, nella hall dell'Excelsior il regista Pasquale Squitieri s'indigna per il verdetto («è una vergogna, i nostri autori dovrebbero essere più tutelati»), l'attore Luigi Lo Cascio, che in «Buongiorno, notte» interpreta il capo delle Br Moretti, si prepara disciplinato a ritirare il premio alla sceneggiatura a nome di Bellocchio. Il regista, invece, rientra subito a Roma per tenersi lontano dalle polemiche e smaltire diversamente la delusione. «Chi partecipa a un gioco deve accettarne le regole» ha detto, «quindi va bene così. Il mio film è piaciuto ai giovani e questo per me è il premio più importante».