La Gazzetta del Sud 7.9.03
CHE COSA NON HA FUNZIONATO?
Non è facile comprendere una giuria che dimentica il film italiano più acclamato
Decisione difficile da accettare
Silvio Danese
VENEZIA – Non è facile accettare la decisione di una giuria che dimentica il film italiano più acclamato della sessantesima Mostra di Venezia e, va ricordato, tra i più importanti della selezione del concorso internazionale. Che cosa è successo? Che cosa non ha funzionato? Intanto le aspettative verso un risultato positivo per l'Italia erano alte e motivate. Poco prima dell'apertura, il direttore De Hadeln aveva annunciato una selezione positiva dei film italiani, con Winspeare («Il miracolo»), Paolo Benvenuti («Segreti di stato») e, appunto, il film di Marco Bellocchio sul caso Moro «Buongiorno, notte». Puntualmente, ciascun film ha avuto vasti consensi. Bellocchio era addirittura in pole position ancora l'ultimo giorno di concorso. Dalle voci di corridoio si sapeva che Monicelli aveva amato meno Benvenuti e Winspeare, e più Bellocchio. Tra gli stranieri, invece, si diceva che Monicelli avesse molto apprezzato il cinese Tsai Ming Liang, il giapponese Kitano, il portoghese De Oliveira (a cui avrebbe volentieri affidato il Leone d'oro) e il film riusso «Il ritorno», a cui è andato effettivamente il primo premio. Comunque, per l'italiano «Buongiorno, notte» l'orizzonte era aperto, secondo le parole dei funzionari di Rai Cinema, produttrice del film di Bellocchio (che fu addirittura invitato dalla Rai a girare un film su Moro). Va aggiunto che gli osservatori italiani ritenevano molto probabile un premio a Bellocchio anche per la formazione “nazionale” della giuria, che annovera ben due membri italiani, Monicelli e Accorsi, uno addirittura alla presidenza. Secondo alcune indiscrezioni, il film non ha coinvolto l'intera formazione straniera della giuria, l'americano Michael Ballahaus (direttore della fotografia), la cinese di Hong Kong Ann Hui (regista e produt trice), il francese Pierre Jolivet (attore e regista) la spagnola Assumpta Serna (attrice) e l'americano Monty Montgomery (regista e produttore). L'ambientazione storica squisitamente italiana, sulla quale Bellocchio ha costruito un film di fantasia, avrebbe reso difficile la comprensione del film. Questi motivi di dissenso, che sono prevedibili e frequenti in una giuria internazionale, in genere vengono superati dalla diplomazia, cosa che sembra non sia successa per un irrigidimento delle posizioni tra italiani e «resto del mondo». È immaginabile che a un certo punto la giuria sia passata a una votazione finale, nella quale ha prevalso la maggioranza non italiana, mentre sul film russo è stato trovato un accordo che ha coinvolto quasi tutti. È possibile che una certa contrapposizione di partenza tra giurati italiani e stranieri abbia inficiato l'abituale lavoro diplomatico nella di stribuzione dei premi, mentre, come è stato osservato ieri, non è comprensibile l'assenza di un accordo almeno su un ex aequo per dare a Bellocchio un premio importante. Tuttavia, Monicelli si era legato le mani: prima di incominciare i lavori, aveva dichiarato che la sua giuria non avrebbe mai assegnato ex aequo. Rai Cinema, che ha mandato in sala ieri ben 170 copie del film, è delusa, ma confortata dagli incassi del primo giorno: «Buongiorno, notte» è al terzo posto degli incassi dietro due blockbuster americani.
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