La Stampa 7 Settembre 2003
LA DOPPIA SCONFITTA DELL’ITALIA
di Lietta Tornabuoni
IL Leone d’oro della 60ª Mostra del cinema di Venezia è andato al film russo molto bello «Il ritorno», diretto dal regista debuttante quarantenne Andrej Zvjagintsev, storia lirica e livida del viaggio di un uomo e due ragazzini tra foreste ed acque nordiche. Gran Premio della Giuria all’arabo «L’aquilone» della libanese Randa Chahal Sabbag. Migliore attore, l’americano Sean Penn. Migliore attrice, la tedesca Katija Riemann. Miglior regista, il giapponese Takeshi Kitano.
All’Italia zero, salvo un premio minore a «Buongiorno, notte» di Marco Bellocchio: per la sceneggiatura, che non è l’elemento migliore dell’opera sul sequestro, la reclusione, l’uccisione di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse (dal film, gli ignari giurati stranieri non sono riusciti a capire nulla di quella tragedia). La sconfitta del cinema italiano è forse il fatto più rilevante di un verdetto non ingiusto (quasi tutti i premiati sono ammirevoli) ma non interessante. Alla competizione il nostro cinema si presentava persino troppo in forza: tre film in concorso (degli americani ce n’era in gara soltanto uno) di tre autori stimati («Buongiorno, notte» di Bellocchio, «Segreti di Stato» di Benvenuti, «Il miracolo» di Winspeare), più «The Dreamers» di Bernardo Bertolucci fuori concorso. Dilemmi o sfondi politici per noi appassionanti: il caso Moro nel 1978, la strage di Portella della Ginestra nel 1947, il Sessantotto di tutti i desideri e di tutte le speranze. La nostra Storia rivisitata drammaturgicamente, coi suoi misteri, le sue congiure, il sangue.
E neppure un riconoscimento. Fra tanti motivi possibili, la spiegazione più semplice è che ai giurati stranieri (un tedesco, una cinese, una spagnola, un americano, un francese) l’Italia cinematografica sia piaciuta poco, l’Italia politica non interessi affatto.
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
Dal 2007 - poi - alla sua caratteristica originaria di libera espressione del proprio ideatore, «Segnalazioni» ha unito la propria adesione alla «Associazione Amore e Psiche» - della quale fu fra i primissimi fondatori - nella prospettiva storica della realizzazione della «Fondazione Massimo Fagioli»