giovedì 4 settembre 2003

stasera Bellocchio (3): l'anteprima un grande successo

Corriere della Sera 4.9.03
Grande ressa alla proiezione di «Buongiorno, notte», ultimo titolo italiano in concorso
Bellocchio «libera» Moro, ma è un sogno
Applausi all’anteprima, la storia divisa tra ricostruzione psicologica e filmati d’epoca
di M. Po.

VENEZIA - Grande ressa ieri sera per la prima proiezione di Buongiorno, notte di Marco Bellocchio, riservata alla stampa che alla fine ha accolto il film con due lunghissimi applausi, uno dei quali ha finito per andare sulle immagini finali con la sfilata di tutti i capi democristiani nelle immagini documentarie del funerale di Moro. Ma poiché tutto il film è anche giocato tra la realtà degli eventi e la fantasia della brigatista che vorrebbe salvare la vita al prigioniero, vince nell’ultimissima sequenza l’immagine di Moro che se ne va per la strada finalmente liberato, sigla di un episodio che è sempre rimasto con un alone misterioso.
Ma è un sogno della brigatista Chiara (la brava Maya Sansa), personaggio inventato da Bellocchio, che percorre tutto il film con la sua basilare contraddizione: da una parte il fascino dell’utopia rivoluzionaria, dall’altra la pietà per un essere umano ridotto in cattività e kafkianamente processato dal tribunale proletario. Le due anime del film sono quindi proprio il suo lato documentario, attraverso la continua partecipazione di brani televisivi dell’epoca (si inizia con gli auguri di Montesano per il 1978) e la storia dell’incubo privato del personaggio inventato, ma verosimile, della terrorista.
Bellocchio ricostruisce puntigliosamente gli interni borghesi della prigione di Moro, dove la ragazza legge la sacra famiglia di Marx e Engels e le lettere dei condannati a morte della Resistenza, mentre sopra il letto dove sogna l’impossibile lieto fine c’è persino un crocefisso. La cella di Moro corrisponde all’iconografia ed è quasi sempre vista dal buco della serratura. Davanti al manifesto rosso con la stella br, lo statista, benissimo reso da Roberto Herlitzka, difende pacatamente e cristianamente la sua vita e, mentre la Carrà balla al sabato sera, egli parla della Dc come del partito della normalità, della tranquillità, del modesto benessere. E si intrattiene con i suoi carcerieri anche su questioni filosofiche come la paura della morte.
Lo si vede che scrive al Papa, Paolo VI, anch’egli fra le partecipazioni straordinarie del film, in cui non mancano neppure la famosa seduta spiritica per ritrovare lo statista rapito (accolta con qualche risata) e una serie di equivoci quotidiani che danno a tutta la storia il sapore di un match fra un gesto «straordinario» e disperato e la rivincita della vita di tutti i giorni che difficilmente sopporta gli eccessi di un gesto così perfido.
Oggi la presentazione ufficiale del film in concorso - che esce nelle sale domani ed è dedicato al padre di Bellocchio: nell’immaginare Moro ha spesso pensato al padre scomparso, un uomo tenace e conservatore -. Per stasera tutto esaurito ma senza mondanità e senza nessun familiare dello statista ucciso.