Gazzetta del Sud 25.2.05
Piccoli sempre più “difficili” e incapaci di tollerare le frustrazioni
Psichiatria, un bimbo su dieci ha disturbi
Ferdinando De Francisci
ROMA – I «bambini difficili» sono sempre di più: un piccolo su dieci in età prescolare, vale a dire fino ai cinque anni, presenta infatti disturbi del comportamento di vario grado. Non si tratta di una patologia vera e propria bensì di un segnale, comunque, da non sottovalutare. L'avvertimento a genitori e insegnanti arriva dagli psichiatri riuniti in occasione del decimo congresso della Società italiana di psicopatologia (Sopsi): bambini difficili, affermano, anche perché sempre più rabbiosi e aggressivi. I disturbi del comportamento – ha sottolineato la psichiatra Sandra Maestro dell'Università di Pisa – riguardano il 10-15% dei bambini tra 0 e 5 anni e rappresentano il motivo principale di consultazione dello specialista nel 75-80% dei casi relativi a piccoli in età prescolare. Il più delle volte – ha però precisato l'esperta – si possono escludere difetti della sfera cognitiva o particolari patologie organiche, mentre si riscontra appunto una forte tendenza a crisi di rabbia, collera e opposizione». Una carica di aggressività – ha aggiunto il neuropsichiatra infantile Filippo Muratori – «che rende questi piccoli, come si lamentano molti genitori cercando l'aiuto dello specialista, estremamente difficili da educare». Ma il problema potrebbe essere ben più grave: «Sono proprio i bambini oggi difficili – ha affermato Muratori – quelli con più probabilità domani di sviluppare condotte a rischio, dalla fuga alla microdelinquenza». «Ma da dove nasce la rabbia e l'aggressività dei piccoli? «Può esserci una componente biologica – ha sottolineato Muratori – ma forte è senza dubbio anche il condizionamento sociale». Un fattore di rischio, per esempio, può essere la presenza di madri giovani e sole, senza una figura paterna: «In questo caso infatti – ha detto l'esperto – il bambino si trova a confrontarsi con un modello spesso debole e troppo fragile, che non è in grado di contrapporsi adeguatamente a lui». Ma il vero nodo, secondo lo psichiatra, è che oggi i bambini «sono sempre più intolleranti alle frustrazioni: non accettano i "no", non sopportano di poter sbagliare, ed è proprio il dover fronteggiare la frustrazione che spesso scatena in loro rabbia e violenza». E la responsabilità è anche dei genitori, «incapaci di educare i piccoli al dolore e alla delusione, poiché in vari casi essi stessi incapaci di tollerare tali emozioni». Per queste ragioni, affermano gli esperti, è in crescita l'esercito dei bimbi difficili. Che si contrappone all'altra metà dell'universo dei disturbi comportamentali dei piccoli: quello dei bambini timidi, ansiosi e depressi. Due modelli di comportamento, avvertono gli specialisti, entrambi spia di un malessere spesso profondo. «Incapacità di fare fronte alle frustrazioni, dunque, ma anche mancanza di punti fermi e limiti: «L'eccessivo buonismo fa male ai bambini – ha sottolineato lo psichiatra Amato Amati dell'Università di Catanzaro – ed è invece necessario che i genitori impongano limiti precisi». E dagli psichiatri arriva un consiglio preciso: essere fermi e abituare i bambini alle frustrazioni. Come? A volte semplicemente rimandando la soddisfazione di un desiderio o di una richiesta perché non vinca, concludono gli esperti «la filosofia perversa del tutto e subito che impera nella società moderna».
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