venerdì 25 febbraio 2005

bambini obesi

Stampa 25 Febbraio 2005
INDAGINE DELLA REGIONE SULLE ABITUDINI DEGLI STUDENTI. ECCESSIVO CONSUMO DI DOLCI, SNACK E MERENDINE
Obesità: a rischio i ragazzi di 10 anni
Nel menù degli adolescenti poca frutta e verdura
Massimo Mathis

«Un bambino in soprappeso o obeso è un futuro adulto ammalato di cuore, circolazione, diabete». Parola di Giorgio Calabrese, esperto nutrizionista e docente all’Università Cattolica di Piacenza. «In Piemonte - dice Calabrese - questo fenomeno non è più frequente delle altre regioni, ma essendo una terra dove c’è una forte tradizione culinaria con il piacere di rispettare ricette tipiche che prevedono quasi esclusivamente cibi locali, determina spesso una situazione di errore nell’introduzione di grassi, specie di tipo saturo (burro, strutto, lardo) e tecniche di cucina dannose, come la frittura».
Come è possibile prevenire i problemi di peso? «Abituando il bambino a colazioni con frutta fresca di stagione e pranzo e cena con un menù che prevede anche verdure stagionali. Il ragazzo deve fare due break al mattino e pomeriggio, con buon latte magari parzialmente scremato, e deve alternare nei pasti carne rossa, bianca, pesce, uova e formaggi. Questa ‘’turnazione’’ è salutista e appagante il palato. Il tutto deve sempre essere accompagnato dal buon piatto di pasta o riso, legumi e cereali che danno energia e buon umore. In questo modo avremo meno adulti ammalati e più ragazzi sani».
Ma qual è la «fotografia» delle abitudini dei giovani piemontesi? Tanta tv e playstation, e poco sport. Sei ragazzi su dieci svolgono attività fisica moderata, solo un paio di giorni a settimana. Il 17% degli undicenni (il 13% dei tredicenni e quindicenni) occupa quotidianamente almeno un’ora in attività che richiedono dispendio di energie. Le ragazze sono mediamente più sedentarie. Il dato emerge da una ricerca di «HBSC- Regione Piemonte» (coordinato con il progetto Internazionale Health Behaviours in School-aged Children), «Pnp» (Progetto Nutrizione Piemonte) e le attività di educazione alla salute promosse dall’Ufficio scolastico regionale, che ha messo sotto la lente le abitudini alimentari di 5 mila studenti di I e III media e II superiore.
Si tratta della versione regionale dello studio patrocinato dall’Organizzazione mondiale della Sanità che si propone di raccogliere informazioni sulla salute e sui comportamenti che la influenzano, tra i ragazzi di 11, 13 e 15 anni. «L'obiettivo - spiega Michela Audenino, del Settore Igiene e Sanità pubblica della Regione - è elaborare e diffondere informazioni utili a orientare interventi di promozione della salute, rivolti a queste fasce d’età». «Dall’indagine - osserva Renata Magliola dell’Asl di Chivasso che ha collaborato alla ricerca - risulta tra gli adolescenti una frequenza dei pasti principali abbastanza regolare (il 90% dei ragazzi consuma il pranzo tutti i giorni e il 93% la cena), con una minore propensione per la prima colazione (61%)». In ribasso il consumo giornaliero di frutta (42%) e verdura (34%), eccessivo il ricorso ai dolci (39%) e alle bevande gassate (20%). Complessivamente, i giovani piemontesi sono ben lontani dalle raccomandazioni internazionali anche in fatto di sport: al di fuori delle attività di educazione fisica scolastica, emerge un quadro di sedentarietà piuttosto diffuso. E fra i bambini e i ragazzi piemontesi è sempre più frequente l’obesità: il 24% sotto i 10 anni è soprappeso, l’11% è obeso.
Nel mirino gli snack e le merendine, che rappresentano lo spuntino ideale della maggioranza degli studenti. «I ragazzi - dice Manuela Miglio, preside dell’Istituto ‘’Bellini’’ di Novara - hanno la brutta abitudine di mangiare, nella ricreazione, pasti preconfezionati ricchi di grassi». «A scuola - spiega Silvano Gardinale, preside dell’Istituto ‘’Lombardi’’ di Vercelli - c’è il bar e spesso gli studenti preferiscono brioche e focacce». «In classe si parla dei problemi legati all’alimentazione - sostiene Loredana Lodolo, preside del ‘’Ferrini’’ di Verbania -, ma l’educazione in questo campo dovrebbe iniziare alla scuola materna».