venerdì 25 febbraio 2005

"psichiatria" tolemaica
ancora dalla Sopsi

Repubblica 25.2.05
I dati dal convegno, in corso a Roma, della Società italiana di Psicopatologia
Sempre meno capaci di affrontare situazioni complicate
Piccole paure quotidiane
Caccia alla formula anti-ansia

In Italia ne soffre l'8 per cento degli adulti. Così si combattono
di MARIO REGGIO

ROMA - Gli psichiatri la chiamano "ansia sociale". Crescono le persone che hanno paura di mostrarsi in pubblico, parlare con gente che non conoscono, guardare i propri interlocutori negli occhi. In Italia, affermano gli psichiatri, la fobìa colpisce l'8 per cento degli adulti ed è sempre più frequente nei bambini. Il dato è stato reso pubblico nel corso del decimo congresso della Società italiana di Psicopatologia che si è aperto a Roma il 22 febbraio e si concluderà domani.
Da cosa nasce questa nuova patologia? Secondo gli esperti, i modelli sociali diffusi hanno provocato una crescita progressiva dell'insoddisfazione personale, una minore capacità di adattamento alle nuove situazioni, una ridotta tolleranza alle frustrazioni. In sostanza siamo sempre meno capaci a sopportare ed affrontare le situazioni dolorose.
Un nuovo fenomeno che colpisce in primo luogo le donne, costrette dai nuovi e più pesanti ruoli sociali a misurarsi con il mondo esterno, che le bombarda giornalmente con messaggi che parlano sempre di successo, bellezza e benessere economico. Tutti elementi indispensabili per essere felici.
Ma la fobìa sociale, sempre più spesso, si manifesta con segnali chiari fin dall'infanzia. Quali sono? Il bambino si rifiuta sistematicamente di stare con gli altri, partecipare alle feste, farsi interrogare a scuola. Cosa dovrebbero fare i genitori? Secondo gli psichiatri la fobìa sociale può essere normalmente curata, ma se viene sottovalutata rischia di portare a gravi forme di depressione e a disturbi psichici con il passare degli anni.
Il nodo del problema, comunque, resta il mutamento del rapporto tra i genitori e i figli. "La famiglia tradizionale non esiste più, oggi siamo in presenza di aggregati familiari - afferma il professor Amato Amati, ordinario di Psichiatria all'università di Catanzaro, e moderatore del seminario sulla "nuova normalità" assieme al professor Massimo Biondi, docente di Psichiatria alla Sapienza - nella vecchia famiglia era normale che i genitori ponessero limiti rigidi entro i quali i figli erano costretti a muoversi. I figli erano portati a distruggerli per superarli e crescere".
"Oggi questo non accade più, siamo alla ricerca di nuovi equilibri fra il rispetto, le trasgressioni e i valori. L'eccessivo buonismo fa male ai bambini. Oggi i modelli di riferimento cambiano con grande velocità, in media ogni 4 o 5 anni, contro i 25 del passato. E questo accresce l'ansia nei ragazzi. Un tempo si viaggiava su comodi binari - conclude - oggi dobbiamo imparare a guidare un fuoristrada".
E con il mutamento della struttura sociale e familiare aumentano i bambini "difficili". Uno su dieci tra quelli in età prescolare che presentano diversi livelli di disturbo nei comportamenti. "Il più delle volte si possono escludere difetti della sfera cognitiva - commenta la psichiatra Sandra Maestro dell'Università di Pisa - o particolari patologie organiche, mentre riscontriamo una forte tendenza a crisi di rabbia, collera e opposizione".

Repubblica 25.2.05
L'intervista al professor Stefano Pallanti,
ordinario di Psichiatria all'Università di Firenze
L'esperto: "Allenarsi alle difficoltà fin da piccoli"
ma. re.

ROMA - "Il prossimo traguardo della psichiatria è stabilire i confini delle "nuove normalità". Ogni situazione, ogni mutamento sociale e storico ha le sue controindicazioni, produce le sue condizioni "estreme". Occorre individuarle e trovare le giuste terapie". Stefano Pallanti, ordinario di Psichiatria all'Università di Firenze è uno degli esperti dell'ansia sociale.
Perché sono le donne le più esposte?
"Ora giocano alla pari anche nei rapporti di forza che caratterizzano la nostra cultura, quindi si sono dovute adeguare anche sul piano della competizione".
Quali sono i sintomi dell'ansia?
"Si può fare un parallelo con il Parkinson. In questo caso il sistema della dopamina ha un rallentamento e produce segnali di rigidità e rallentamento nei movimenti. Anche l'ansia sociale si evidenzia con un tremore inconscio quando si ha intenzione di entrare in relazione con un'altra persona".
Ma i problemi possono evidenziarsi anche nei bambini?
"Oggi un bambino impara due o tre lingue con facilità, sappiamo che fa bene perché aumenta lo spessore della corteccia del linguaggio. Le può imparare anche da adulto, ma non avrà mai la stessa naturalezza. Succede lo stesso per la capacità di creare relazioni con gli altri. Se un bambino non ha seguito un allenamento sentimentale alla comunicazione, una volta adolescente avrà molte difficoltà. Quando sarà fuori dalle protezioni familiari potrà avere risposte poco incoraggianti e sentirsi un essere antisociale".
Cosa è cambiato negli ultimi decenni?
"Fino agli anni 70 un bambino aveva modo di fare esperienze che oggi non sono più concesse. S'incontrava con gli adulti, con i suoi coetanei in strada, aveva un rapporto a tutto campo. Esistevano limiti ben precisi nei ruoli e non gli era chiesto di essere troppo spontaneo. Oggi, saltate le regole, rischia di non sentirsi accettato. Quindi scattano prima l'aggressività e poi la rabbia".

http://www.repubblica.it/2005/b/sezioni/scienza_e_tecnologia/antiansia/prof/prof.html

http://www.repubblica.it/2005/b/sezioni/scienza_e_tecnologia/antiansia/antiansia/antiansia.html