sabato 27 marzo 2004

Mirò a Como

Repubblica, ed. di Milano 27.3.04
Magico Mirò lieve e surreale a Villa Olmo
CHIARA GATTI


Dal filo di lana può nascere un volto, da una piuma appesa a un pendolo un ritratto di danzatrice. Magico Miró. Nelle sue mani l´oggetto più banale si trasformava in poesia, mentre i suoi segni, misteriose scritture liberate nello spazio, inventavano storie di straordinaria levità. Come quelle protagoniste della mostra allestita nelle sale, fresche di restauro, di Villa Olmo a Como e che in 125 opere, fra dipinti, arazzi, sculture e grafiche, racconta gli ultimi vent´anni di attività del maestro catalano. Gli anni che soprattutto nelle ceramiche e nei bronzi (pezzo forte della rassegna svilito tuttavia da un allestimento un po´ stipato), vedono riemergere tutta la spontaneità creativa e l´energia scherzosa del suo periodo surreale. Ecco allora le donne d´argilla, metafore della vita come germinazione, ed ecco gli assemblaggi totemici, dove in bilico fra mestiere e divertissement, prendono forma testine dagli occhi strabuzzati e con le bocche serrate da piccoli chiavistelli. «Io sono di natura tragica e taciturna» diceva, « se c´è qualche cosa di umoristico nella mia pittura non l´ho cercato coscientemente». Un Miró paradossalmente tenebroso che attinse dunque all´inconscio primitivo del selvaggio e del bambino per creare un mondo ludico e solare. Mai nostalgico, ma lirico come i suoi pochi, calibratissimi segni grafici, capaci di tracciare sulla tela racconti fiabeschi, misti di memoria e immaginazione. Giunti dalla Fondazione Joan Miró di Barcellona, bronzi come Costellation silencieuse del ´70 e oli come La speranza del navigatore del '68, svelano la magia di un prestigiatore delle forme, in grado di trasformare sacchi di tela e gomitoli di lana in curiose fiabe della buona notte.

«Joan Miró. Alchimista del segno» Como, Villa Olmo, fino al 6 giugno. Orari: martedì, mercoledì e giovedì 9-20; venerdì