sabato 27 marzo 2004

Un film parlato

Repubblica 27.3.04
Una commedia sofisticata che è anche una lezione di storia
Manoel de Oliveira e il gusto di una mela
L´epilogo spiazzante pare quasi un'allegoria della fine del mondo
di ROBERTO NEPOTI


Nelle sue lezioni all´Actor´s Studio, Lee Strasberg diceva: «Il pubblico è abituato a un certo gusto. Provate a fargli assaggiare lo spicchio di una mela dal sapore diverso: forse gli piacerà, e finirà per mangiarla tutta». Un film parlato è la mela dal sapore diverso. Certo, non è con un´opera come questa che il novantacinquenne Manoel de Oliveira si conquisterà i gradi di cineasta popolare: ma che gliene può importare, dopo settantacinque anni di cinema e dotato di una lucidità che la maggior parte dei colleghi giovani dovrebbe invidiargli? Un film parlato comincia come una lezione di storia, prosegue sui toni della commedia sofisticata e finisce in dramma, verniciando il tutto con uno strato, sottile e prezioso, d´ironia.
Per raggiungere il marito a Bombay, una giovane professoressa universitaria traversa il Mediterraneo assieme alla sua deliziosa bambina di sette anni, facendo tappa a Marsiglia e Napoli, Atene e Istanbul, Aden. Nella culla della civiltà moderna, la donna ci conduce in una visita guidata ai miti fondatori della cultura occidentale. Sulla stessa nave, comandata dal capitano americano di origine polacca John Malkovich, viaggiano Catherine Deneuve, Stefania Sandrelli, Irene Papas, che simboleggiano rispettivamente il mondo degli affari, della moda, del canto: sono tre Parche moderne e sofisticate; conversano ciascuna nella propria lingua ma si capiscono alla perfezione. Si parla molto, moltissimo nel film del patriarca portoghese, quasi si trattasse di una torre di Babele rappacificata e ormai capace di comprensione reciproca. Solo in apparenza, però. Come sappiamo troppo bene, i dissensi tra i vari popoli perdurano e si acuiscono, facendo naufragare nella violenza l´utopia di un mondo finalmente senza conflitti. Inattesa, alla fine del film incombe sui passeggeri l´ombra del terrorismo: Oliveira cambia registro e vira alla riflessione acre sul vero posto della nostra civiltà, che da troppo tempo presume di occupare quello centrale, nell´effimero mondo d´oggi. L´epilogo spiazzante, fisso sul fotogramma di un uomo senza più parole, pare quasi un´allegoria della fine del mondo. Però il geniale Manoel riesce a circondare le sue amare riflessioni politiche e filosofiche di un´aura leggera, di una disinvoltura straordinaria, componendo una sorta di film-saggio in anticipo di qualche decennio suo cinema odierno, da cui esala una strana seduzione che non sapremmo ritrovare in nessun altro.

Corriere della Sera 27.3.04
DRAMMATICO / «Un film parlato», l’apocalisse secondo de Oliveira
Quattro donne e la parodia del «Titanic»


Qualche volta il cinema riesce a diventare uno specchio nel quale leggere la contemporaneità meglio che nel telegiornale. Messo di fronte all’apocalisse finale di Un film parlato , l’atterrito John Malkovich siamo noi, uomini del XXI secolo folgorati dal crollo delle Torri Gemelle o dalla strage di Madrid. Sempre arditamente spiazzante, Manoel de Oliveira ci offre una parodia del Titanic imbastita fra divagazioni didascaliche e aneddoti frivoli, ma con un approdo da brividi. Lo sa solo lui che cosa vuol dire esattamente con questo apologo di quattro donne in crociera (Silveira, Sandrelli, Deneuve, Papas) e ci gira intorno con sorniona ironia. Tuttavia il film (puntualmente ignorato dalla giuria veneziana) trasmette un segnale allarmante sulla condizione disperata di un mondo che naviga in brutte acque. Rimane il dubbio: semplice constatazione o cupa profezia? (T.K.)

UN FILM PARLATO di Manoel de Oliveira
Con Irene Papas, Catherine Deneuve, Stefania Sandrelli