Le malattie mentali si apprestano a superare le cardiovascolari
Oms: malattie disabilitanti, è allarme depressione
Passerà dal 4° al 2° posto mondiale entro 15 anni. Soffrono del «male oscuro» oltre 150 milioni di persone
GINEVRA (SVIZZERA) - Il «male di vivere» si appresta a diventare una delle malattie più pericolose del ventunesimo secolo. La depressione infatti fa oltre 150 milioni di «vittime» al mondo e dal quarto posto attuale passerà al secondo nel 2020 tra le malattie che provocano maggiore disabilità e giorni persi di lavoro, più del diabete, dell'ipertensione, dell'artrite.
ALLARME
A lanciare l'ennesimo allarme sulla depressione, il ben noto «male oscuro» che spegne la gioia di vivere, è l'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) secondo cui le malattie mentali sono quelle che procurano i maggiori danni all'individuo e alla stessa collettività: il 12% dei dayl (ossia disabilità, carico sociale e mortalità) relativi a tutte le malattie è dovuto proprio alle malattie mentali contro un 10% delle malattie cardiovascolari ed un 5% di tutte le forme tumorali e neoplasie. «La situazione è critica ma non per questo va sottovalutata ed occultata: tutti siamo chiamati a farci i conti - dice Michele Tansella, direttore del Centro di Ricerca Oms dell'Università di Verona - c'è bisogno di migliorare le conoscenze per migliorare le cure: per farlo occorrono risorse per la ricerca scientifica e psicosociale».
MALATTIE MENTALI: COLPITE 45O MILIONI DI PERSONE
Per l'Oms a fronte dei 450 milioni di persone che, almeno una volta nella vita, si imbattono in un disturbo mentale c'è bisogno di risorse nettamente superiori al 2% destinato dal fondo sanitario ai servizi di salute mentale: in Italia è sotto il 5%, lontana dal 12% dei dayl. «Occorrono più risorse per la ricerca, per la cura e assistenza dei pazienti, direi il doppio di quelle dedicate ai tumori - avverte Tansella - ma anche più informazione sulla materia». Accanto alla depressione c'è poi la schizofrenia (25 milioni di vittime) l'abuso di alcool e droga (90 milioni) e ansia e stress (che coinvolgono centinaia di milioni di persone). «Molti progressi si sono fatti per la cura di queste malattie invalidanti - conclude Tansella - ma ancora non basta per prevenire l'insorgenza della cronicità».
(la stessa notizia appare anche su molti altri quotidiani nazionali)