mercoledì 8 dicembre 2004

sinistra
un'intervista del Corsera a Fausto Bertinotti

Corriere della Sera 8.12.04
BERTINOTTI
«Si torni al proporzionale per motivi di igiene politica»
«Una testa, un voto. Il maggioritario porta a una semplificazione tipo Coppi-Bartali»
di Daria Gorodisky

ROMA - Fausto Bertinotti, il suo partito, Rifondazione comunista, come accoglie la proposta «più maggioritario» lanciata da Massimo D’Alema?
«Per me bisogna fare l’opposto: andare verso il proporzionale. È una questione di igiene politica, di garanzia di pluralismo, di verifica dei reali rapporti fra partiti e società. Ognuno deve contare per il voto che esprime. Una testa, un voto; tot voti, tot rappresentanza… Il resto è del demonio».
Però torna alla ribalta un altro elemento di divisione nell’alleanza.
«È un argomento importante, ma non è la questione principale. Certo, bisogna vedere come può vivere il pluralismo politico nella Gad, o come vogliamo chiamarla. La riduzione di grandi aggregazioni politiche a una sola è estranea alla cultura di questo Paese e crea forte conflitto per la sopravvivenza. Inoltre, in Italia abbiamo visto che il sistema maggioritario ha solo peggiorato la qualità della politica».
In che modo?
«Abbiamo più personalizzazione, il che significa un presidenzialismo di fatto, un’americanizzazione della politica italiana che non auspichiamo. Più spettacolarizzazione, fondata su due personaggi, su una semplificazione binaria del tipo Coppi-Bartali. Più partiti. Infine, ma non per importanza, più potere di ricatto delle piccole formazioni sulla coalizione: è sotto gli occhi di tutti che chi raccoglie consensi da prefisso elettorale può avere un numero di parlamentari alto».
E il doppio turno? Per alcuni, favorirebbe i Ds e voi.
«È una proposta che va in senso maggioritario. E poi di che cosa si parla esattamente? Di modello francese? Dunque di una strada presidenzialista? Ritengo persino inutile addentrarsi in dettagli tecnici».
Ancora D’Alema sostiene che sarebbe una bella idea accorpare regionali e politiche, in aprile.
«Solo se fosse la conseguenza di una battaglia che fa cadere il governo. Come ipotesi istituzionale no, sarebbe inaccettabile oltre che di impossibile realizzazione».
Molti pareri diversi, in politica interna, estera, fiscale, però per ora nella corsa elettorale il patto tra voi e il centrosinistra tiene. La futura prospettiva di governo invece spacca Rifondazione. Che cosa succederà al Congresso?
«Sì, ci sono molti problemi veri da noi. Ci saranno 5 mozioni di cui una sola guidata dal segretario, da me; ma è la prova che si tratta di un partito democratico. Non ritengo che la questione se partecipare o meno a un futuro governo di centrosinistra sia è una delle principali: per me pari son, dipende da quale terreno in quel momento sarebbe più efficace. Però domando a tutti: come si fa a pensare di cacciare Berlusconi senza assumersi responsabilità nel provarci?»
In fatto di politica estera, il presidente della Repubblica Ciampi si è dichiarato favorevole ad abolire l’embargo sull'esportazione delle armi alla Cina. Voi invece siete contrari.
«Noi crediamo che questa globalizzazione produca una vera crisi di civiltà. In politica economica il capo dello Stato pensa sostanzialmente che l’innovazione porti necessariamente il progresso. Io, invece, credo che possa portare una crisi di civiltà. Con tutto il rispetto, direi che Ciampi non vede il carattere distruttivo di questa situazione. Si continua sulla via degli anni 80 e 90, mentre secondo me dovrebbero proprio cambiare le categorie politiche economiche».