L'attualità della teorica rivoluzionaria al centro
di un seminario internazionale a Napoli
Rosa Luxemburg
pensiero in divenire
Ebrea, polacca, migrante, comunista eretica, pacifista radicale. Quando cammina zoppica leggermente ma non indugia, non smette di andare, di interrogare. Rosa Luxemburg, fin dalla sua biografia, è il simbolo di un pensiero e di una pratica politica in movimento, in divenire. Aperti. E' il simbolo di quello che Gramsci chiama la connessione sentimentale col popolo, con quella "massa" che Luxemburg pone al centro della sua riflessione, della sua idea di rivoluzione.
Nata il 5 marzo 1871 a Zamosc, nella Polonia russa, muore a Berlino nel 1919. Con lei viene ucciso, per volere dei socialdemocratici, anche Karl Liebknecht. La loro morte segna la sconfitta della generazione spartachista. Una sconfitta che non vuole dire fine della speranza nella rivoluzione. Rosa Luxemburg può infatti lasciare Berlino, fuggire al destino che le hanno riservato i riformisti di allora. Invece decide di stare. Non per vittimismo o perché non ami la vita. Ma perché così è convinta che l'idea della rivoluzione possa continuare, possa rinascere. «Come Cassandra di Christa Wolf, che può fuggire da Troia in fiamme e invece decide di restare, Rosa diventa testimone per le generazioni future» sottolinea con un accostamento felice Imma Barbarossa a chiusura del convegno - dedicato alla storica figura del movimento operaio - da lei coordinato insieme a Simona Ricciardelli (entrambe esponenti del Forum delle donne del Prc).
Per l'intera giornata di sabato alla Città della scienza di Bagnoli (Napoli) si sono intrecciate le voci di coloro che, in questi anni, hanno custodito la memoria della nota, ma spesso dimenticata, pensatrice. In sala anche una classe del liceo Labriola e la presidente della circoscrizione di Bagnoli Antonella Cammardella.
Promosso dalla Convenzione permanente di donne contro le guerre, dal Forum e Transform Italia il seminario ha il merito di aver riportato alla luce la straordinaria attualità di Luxemburg e di aver messo in connessione associazioni, singoli e singole. Ora si tratta di fare un passo in più, come propone Lidia Menapace, portavoce della Convenzione: «Dobbiamo cogliere l'occasione di questo convegno per costruire una rete nazionale e internazionale». Uno degli obiettivi potrebbe essere quello di dare vita all'edizione critica completa delle opere. Oggi sono introvabili. Non sono sugli scaffali delle librerie. Eppure il suo pensiero è di grande attualità. Spiega Menapace: «Non di filologia si tratta, ma di una occasione per rimettere in moto i cervelli di sinistra».
Il suo e nostro tempo
In quale direzione? Intanto si deve e si può partire dalla grande attualità di Rosa Luxemburg, da quella che Rina Gagliardi definisce la «congruità del suo tempo col nostro tempo». La grande innovazione tecnologica, la convinzione delle sorti progressive che si imbatte contro la guerra come "necessità" per tentare di uscire dalla crisi del capitalismo, la sconfitta del riformismo. Tutti elementi che rimbalzano da quei giorni ai nostri giorni, fino alla crisi della globalizzazione capitalistica, alla guerra permanente. Luxemburg vede giusto fin da allora. E per questo viene osteggiata sia dai socialdemocratici che dalla ortodossia comunista. A noi restano i suoi scritti non sistematici, non dogmatici, ma aperti come germogli, come un pensiero da continuare. Una sorta di mappa, di cartografia dell'azione politica presente, con almeno tre coordinate, bene sintetizzate dalla giornalista di Liberazione. Primo: «L'idea cruciale di "Socialismo o barbarie"»; secondo: «L'originale concezione del processo rivoluzionario, concepito come "rivoluzionamento" di tutto l'ordine esistente, non come sola conquista del potere politico»; terzo: «La centralità della lotta contro la guerra e il militarismo, dunque la fondazione di un pacifismo strategico».
Socialismo o barbarie
Lidia Cirillo dei Quaderni Viola chiede: «Mentre possiamo dire, a cuor leggero, che cosa sia la barbarie, non abbiamo forse perso la nozione di che cosa sia il socialismo?». Il segretario di Rifondazione comunista, Fausto Bertinotti, rilancia: «"Socialismo o barbarie" continuo ad usarlo sapendo bene che cosa è la barbarie e non sapendo più con esattezza cosa è il socialismo. Il socialismo, come insegna Luxemburg, è uno strumento di ricerca, è un pensiero aperto. E' il discorso zapatista di camminare domandando». Apertura che vale anche per la forma partito. Un partito che, sottolinea Domenico Jervolino dell'Università di Napoli, ha messo la sua innovazione al primo posto. Si tratta allora di salvare l'appartenenza come elemento laico e di rimettere in discussione il partito come guida unica della rivoluzione. In questo Luxemburg è un lume ancora acceso. Profondamente critica dell'apparato burocratico, è però protagonista della nascita di tre partiti. Sottolinea Bertinotti: «Il partito come il sindacato non sono assoluti. Sono gli strumenti che in una certa fase interpretano il conflitto di massa, sono parte di un tutto, dentro una necessità storica».
Riscoperta nel '68
Nel '68 il movimento studentesco e operaio riscoprono Luxemburg su cui era caduto l'anatema di Stalin. La riscoprono come esempio di un pensiero antidogmatico, di una idea della rivoluzione opposta alla presa del potere. Grazie all'edizione curata da Lelio Basso degli Scritti politici un'intera generazione si confronta con la sua idea dell'autonomia dei movimenti di massa e della rivoluzione come «rivoluzionamento», come processo aperto. Oggi, spiega Aldo Tortorella dell'Associazione per il rinnovamento della sinistra con un contributo scritto, questo pensiero è l'occasione per ripensare criticamente la propria storia e andare avanti. Con un punto fisso: il pacifismo, l'antimilitarismo. La pensatrice polacca resta in carcere due anni per i suoi discorsi contro la guerra. E' convinta che, qualsiasi sia il suo esito, rappresenti una sconfitta per il movimento operaio. E' la vittoria del capitalismo. «Rosa - spiega Menapace - non ha un pensiero sistematico né sul pacifismo, né sul femminismo. Ma la sua opposizione alla guerra è feroce. E' per noi importante averla come punto di riferimento: si tratta di trovare direttamente nella nostra storia esempi che oggi guidino il nostro pacifismo». Così è. Almeno per le "Donne in nero" che con Nadia Nappo raccontano il loro incontro con Luxemburg.
Genealogie
L'autrice della Accumulazione del capitale è al centro di un intreccio di storie, di persone, uomini e donne. Il suo sentire incontra quello di tante altre e altri. E' così per Hanna Arendt. In un bel intervento Maria Letizia Pelosi (Università di Napoli) traccia le fila di questo dialogo a distanza, che a volte emerge in maniera esplicita, altre volte si può ricostruire in filigrana come orizzonte comune in cui pensiero e azione sono tutt'uno. E' così anche per Vera Lombardi, la socialista eretica scomparsa da circa un decennio e ricordata da Guido D'Agostino (Istituto campano della storia della resistenza): napoletana, iscritta negli ultimi anni della sua vita a Rifondazione, è un altro esempio di una ricerca aperta e radicale. La lista è lunga. Arriva fino a Gramsci, alla Scuola di Francoforte. Non è un caso. «Luxemburg - sottolinea Gabriella Bonacchi della Fondazione "Lelio Basso" - non ha dato vita a scuole, ma a genealogie». Il suo pensiero - precisa Scipione Semeraro (Transform Italia) - è antipedagogico, non autoritario, come si vede dall'esperienza che fa nella scuola di partito dei socialdemocratici dove insegna teoria politica in maniera innovativa.
Le rose e le spine
Il pensiero di Luxemburg vive. Si diffonde. L'8 gennaio a Berlino sulla sua tomba si recano in tanti e tante. Con mazzi di rose. Lo racconta Christiane Reymann (Fondazione Rosa Luxemburg). E' un appuntamento della Pds subito assunto dal partito della Sinistra europea che, fin dalla sua nascita, ha detto no allo stalinismo e nella teorica ha trovato un punto di riferimento forte. E' la scelta di una radicalità che non si fa dogma, ma partecipazione. Come le sculture di Ingeborg Hunziger, ospite del convegno: lavori dedicati all'ebrea polacca rivoluzionaria che non sono esposti nei musei, ma vivono per le strade, per le piazze, tra la gente.
Angela Azzaro
angela. azzaro@liberazione. it
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