martedì 12 aprile 2005

il ballottaggio a Venezia
ecco chi è il filosofo Cacciari

L'Unità 12 Aprile 2005
Cacciari punta ai voti del centrodestra
Il filosofo offre un confronto programmatico a Fi e Udc. Ed è subito polemica
Michele Sartori

DALL'INVIATO VENEZIA Fichissimo, questo ballottaggio. «Casson è la foglia di fico della veteronomenklatura», accusa Cacciari. «Cacciari è la foglia di fico del centrodestra», controaccusa l'ormai ex amico del filosofo, il verde Gianfranco Bettin. La prima imputazione è datata: risale a prima del voto. L'altra è recentissima. Che ha fatto Cacciari per meritarsela? Semplice: pur avendo escluso apparentamenti, domenica ha rivolto un appello ai vertici di Forza Italia e Udc: «Voglio ringraziare chi intende aprire con me un serio confronto programmatico…». Insomma, lo votino: lui garantirà «la più forte discontinuità con i metodi ed i contenuti della amministrazione precedente». Magari anche qualcosa di più: «il più corretto metodo di partecipazione e concertazione» nella ricostruzione della macchina comunale.
Ma come: è lo stesso Cacciari che martedì, dopo il primo scrutinio, dichiarava «non cerco i voti del centrodestra ma dei cittadini che hanno a cuore Venezia?». Che aggiungeva: «Adesso non è più questione di partiti. Ci sono due persone, due progetti e la gente che sceglie»? Proprio lui. Ma deve essersi accorto che per rimontare un distacco di ventitremila voti da Casson non bastano appelli generici, e neanche il sostegno già dichiarato da tante liste di candidati minori esclusi dal ballottaggio. Serve assolutamente il voto di buona parte di Forza Italia ed Udc, e quello è un elettorato che non torna alle urne senza un intervento organizzato dei partiti di riferimento.
Così Venezia torna, a questo punto sì, a farsi laboratorio politico di una possibilità che si delinea: cosa accadrebbe se il centro dei due poli si ricomponesse? Ipotesi che, nel centrodestra, è parzialmente caldeggiata: Cacciari non ha fatto altro che rispondere a «richieste di segnali» provenienti da quell'area. Vediamo com'è la situazione. An, col candidato Raffaele Speranzon, è stata la prima a scegliere, senza contropartite: «Bisogna tornare a votare al ballottaggio, e non votare Casson». Subito dopo, l'Udc dell'ex sindaco Ugo Bergamo: ha chiesto a Cacciari l'apparentamento, poi almeno «un segnale»: arrivato con la dichiarazione di domenica. Infine Forza Italia, più combattuta internamente. L'on. Cesare Campa, candidato sindaco superato da Cacciari, non nasconde la voglia di ricavare qualcosa dal suo robusto pacchetto di voti: «Uno dei due candidati è più vicino al centro… Se ci fosse un'apertura…». Renato Brunetta, il veneziano consigliere di Berlusconi, è sulla stessa linea: «Sono pronto a votare Cacciari, con determinate garanzie…». Renato Boraso, il consigliere più votato dai veneziani, ha meno dubbi ancora: «Voto Cacciari e farò di tutto per convincere Forza Italia a votarlo». E così Luca Rizzi, che in graduatoria lo segue a ruota: «Facciamo di Venezia il laboratorio del neocentrismo».
C'è però, fra gli azzurri, anche un consistente nucleo avverso: a cominciare dalla pragmatica pattuglia di candidati-consiglieri del centrodestra che possono sperare nell'elezione solo se vince Casson. E bisogna aggiungere anche gli azzurri che fanno capo alla componente di Giancarlo Galan, il neo-riconfermato governatore del Veneto, ostile a tutto quanto sa di consociativismo. Galan è intervenuto ieri pomeriggio: «Il ballottaggio è questione tutta interna alla sinistra, non riguarda i cittadini elettori di centrodestra. Domenica prossima a Venezia non accade nulla che ci possa interessare». L'on. Campa dissente ironico: «Non capisco perché il presidente intervenga ora su Venezia: non se ne era mai occupato, prima…».
Così comunque si è ormai avviato Cacciari verso il ballottaggio. Col suo 23%, con quel che nascerà dalle trattative col centrodestra; e naturalmente con il consueto blocco di diessini dissenzienti che lo sostengono, guidati dall'on. Michele Vianello. Un risultato lo hanno già messo a segno: chiunque vinca, metà gruppo Ds sarà «cacciariano», se poi Cacciari ce la facesse, Vianello sarebbe vicesindaco. Ci stanno ancora, anche dopo l'apertura a destra? «Certo», dice Michele Vianello: «Se Cacciari si fosse apparentato, io non sarei più con lui. Ma non lo ha fatto. E non mi pare che adesso stia dicendo chissà che. Ha solo chiesto al centrodestra di discutere assieme sulle grandi questioni di Venezia: è normale, avviene ovunque».
«Vianello è sleale, e fa un danno al partito», ribatte la segretaria diessina Delia Murer: «Ma è possibile che mentre tutta Italia cambia e va verso il centrosinistra, proprio Venezia debba prendere la strada opposta?». E sulle «aperture» di Cacciari: «E' il candidato di Margherita-Udeur, chiede i voti al centrodestra, si proclama unico candidato del centrosinistra: c'è qualcosa che non quadra… Ed a questo punto, su che programmi si presenta, Cacciari? Sul suo, “contro” il Mose? Su quello del suo vice Alessio Vianello, più possibilista? Su quello di Forza Italia, che il Mose lo vuole?».
C'è una persona apparentemente restia al giudizio: Felice Casson. Sulle «aperture» a destra del rivale non ha aperto bocca. Perché? «Oh, sono superiore a queste cose. È talmente chiaro… non volevo scendere a quei livelli». Ma dovendoci scendere? «Cacciari deve mettersi d'accordo con se stesso. Con che programma si presenta: il suo? Quello della Margherita? Dell'Udeur? Di Forza Italia? Dell'Udc? È del tutto inaffidabile». Cacciari non replica. È impegnatissimo in una due-giorni di incontri «riservati». Oggi ha diramato un solo appello, all'elettorato femminile: «Mi rivolgo a voi, donne veneziane…»