Chiara Ingrao: «Soltanto una vita» La storia di una madre compagna di Pietro
Carlo De Biase
CHIARA INGRAO Soltanto una vita Baldini & Castoldi pagine 371 - euro 18,00
La vita di una donna, che è anche un pezzetto significativo della storia della sinistra italiana; la storia di una madre importante ripercorsa da una figlia con intelligenza letteraria e politica, rimettendo in fila articoli e lettere, pagine di diario e interviste, ricordi privati e istantanee pubbliche. Ecco «soltanto una vita», che Chiara Ingrao firma con (e insieme dedica a) sua madre Laura Lombardo Radice. Nata nel 1913 in una famiglia di pedagogisti innovativi alla vigilia della prima guerra mondiale, Laura Lombardo Radice maturò presto una coscienza antifascista e durante la guerra ebbe un ruolo di primo piano nella Resistenza. Fu allora che incontrò Pietro Ingrao, che divenne suo compagno di vita. Nel dopoguerra, Laura e Pietro si impegnano attivamente nel Pci: lui diventandone un dirigente di primo piano (fu anche presidente della Camera); lei si dedicò all'attività politica di base. Insegnante appassionata, negli anni '60 e '70 partecipò al movimento del '68. Negli anni '80, fu insegnante volontaria nel carcere romano di Rebibbia. Ebbe poi gravi problemi di salute. Morì nel 2003, tre giorni dopo l'inizio della guerra in Irak. Lasciava cinque figli, nove nipoti e due pronipoti. Fra i cinque figli, Chiara Ingrao è nata nel 1949. Di professione interprete, ha lavorato anche come sindacalista, programmista radio, parlamentare, consulente del ministro per le Pari opportunità. Impegnata nel femminismo sin dagli anni '70, e nel pacifismo degli anni '80. Ha scritto vari libri, ma questo (che non ha voluto scrivere del tutto) è il più personale, perché dedicato alla lunga vita intelligente della madre. A ogni capitolo Chiara antepone così un proprio «prologo», fatto di ricordi, di riflessioni, fitto di echi di altre voci: un dialogo postumo fra due generazioni di donne, che hanno tentato un percorso di libertà, per se stesse e per gli altri. I toni e i temi sono molteplici, come le esperienze di Laura. Ci sono i drammi: la carcerazione del fratello, la morte di Giaime Pintor, l'occupazione nazista. C'è l'ironia, e la tenerezza: nelle poesie e nelle lettere a Pietro, o buffe cronache di vita personale e familiare. C'è la passione umana, culturale e politica di un'insegnante che già negli anni '50 anticipava le idee del '68 e delle lotte di oggi, nel rapporto con gli studenti e con i contenuti del sapere. C'è, a più di settantanni, l'esperienza del volontariato in carcere: non assistenza compassionevole, ma sfida politica radicale alla logica della repressione dell'esclusione e della pena. E in tutto questo c'è pure l'identità comunista di Laura: dagli anni della cospirazione e della resistenza antifascista ai conflitti aspri degli anni '50; dal rapporto con il movimento studentesco e il femminismo alle riflessioni sul terrorismo e sulla pena di morte.