mercoledì 6 luglio 2005

il «pensiero animale» di Pera e la "proposta" di Aldo Nove su Liberazione

L'Unità 6 Luglio 2005
Pera Pensiero e Zoologia
Bruno Gravagnuolo

Zoosofia di Pera. Nessuno se n’è accorto. Ma il vero cavallo di battaglia di Marcello Pera è la zoologia. Sta qui il vero mutamento di pensiero periano, il vero progresso epistemologico che ha condotto il Presidente del Senato dal popperismo al clericalismo. Dal liberalismo all’integralismo. Più precisamente: la zoologia come trait d’union tra il prima e il dopo della sua biografia intellettuale. Infatti, non afferma Pera che da un lato stanno «i capricci dei singoli spacciati per diritti», e dall’altro c’è la natura con le sue leggi? Ora, giacchè per Pera è la natura a dettar legge, ne consegue che per lui il matrimonio è un fatto biologico. Uno specimen biologico dell’animale uomo, inchiodato alla fissità delle specie, alla maniera di Linneo. Talché anche l’omicidio rituale o la schiavitù dei più deboli, tipici delle comunità primitive e naturali, andavano preservati! In una con la gerarchia della forza, la sottomissione delle donne e le punizioni corporali. Tutte cose naturali, per alcuni millenni. Naturali come le religioni zoomorfe e totemiche dei primordi. Passi pure per la Chiesa, che quantomeno si appella a un contenuto rivelato. Alla coeternità dell’Uomo in Dio, e a una Natura naturata dogmatica. Ma per un laico (si fa per dire nella fattispecie) che senso ha il richiamo alla natura? Nessuno, se non appunto in un senso biologico e zoologico. Ma allora della natura occorrerebbe accettar tutto: cataclismi, epidemie, eliminazioni dei meni adatto alla sopravvivenza, et similia. Senonché, come diceva Hobbes, exeundum e statu naturae, «occorre uscire dallo stato di natura». Per accedere, e qui citiamo Hegel, alla seconda natura che è lo spirito. Alla natura che si spiritualizza e si fa storia, in accordo con il progresso delle genti. E quel progresso implica che la famiglia divenga un genere molteplice. Non più lo stampo ossessivo ricavato dai primordi naturali, e sigillato dalle leggi di una Chiesa che pretenda di avere essa sola la custodia della Legge di Natura. Ecco spiegato perché il filosofo Marcellino - l’altro filosofo di casa è Marcello Dell’Utri - alla fine risulta sballottato tra Scilla e Cariddi. Tra dogma e zoologia. E se rifiuta il dogma, come lui stesso si perita di dire (ma non è vero) allora non gli rimane che l’altro corno del dilemma. Ossia la zoologia. Pensiero animalista? No, pensiero animale.

Minzione speciale. «Sinistra, riscopri il piacere anale!». Alla sfida di Aldo Nove su Liberazione si vorrebbe replicare così: abbiam già dato e invero controvoglia. Troppo goliardico? E allora rilanciamo la sfida, con provocazione ancor più radicale: e il piacere orale? La suzione? E la minzione...?