mercoledì 6 aprile 2005

voci, e capacità giuridica

Corriere della Sera 6.4.05
Infermiera killer, conclusa la perizia psichiatrica. Tra due settimane il responso
«I delitti in corsia? Sentivo delle voci»
Sonia Caleffi davanti ai periti: ricordo la fine di Maria Cristina, fu orribile
Angelo Panzeri

LECCO - La perizia psichiatrica su Sonia Caleffi passa anche dai gadget, da quella bara in miniatura appesa al portachiavi, un regalo del padre, dipendente di una ditta di pompe funebri. E il lavoro di medici e psichiatri, chiamati a definire il puzzle della vita e a scavare nella personalità della trentaquattrenne, rea confessa di 4 omicidi all’ospedale di Lecco e accusata di altri 8 tentati omicidi all’ospedale di Lecco e 3 tentati omicidi in strutture ospedaliere e case per anziani del Comasco, passa anche da quel portachiavi. «E’ stato un regalo di mio padre», ha detto ai periti la donna. Medici e psichiatri di fama internazionale, Ugo Fornari per il gip del Tribunale di Lecco, Giancarlo Nivoli per la Procura, Massimo Picozzi per la difesa, e i consulenti per le parti lese (Giuseppe Giunta, Mario Vannini, Mario Lafranconi, Alberto Mascetti), hanno concluso ieri la perizia psichiatrica, a Castiglione delle Stiviere, dove l’ex infermiera è ospite dai primi di febbraio.
Il professor Ugo Fornari dovrà rispondere al quesito più importante: «Sonia è in grado di intendere e volere?». Poi: «Quali sono le sue attuali condizioni di salute?».
Ieri, in oltre 5 ore di colloquio con gli psichiatri (erano presenti anche gli avvocati difensori Renato Papa e Claudio Rea e i legali delle parti offese Francesco Giordano e Raffaella Bianco), Sonia ha confermato di aver ucciso quattro persone. «Ricordo in modo particolare - ha precisato - il caso della signora Maria Cristina, fu orribile». Ai momenti di lucidità hanno fatto seguito lunghe pause. L’infermiera si è addentrata nei particolari: allontanava i colleghi, entrava nella stanza e poi iniettava dell’aria attraverso una cannula. Perché lo faceva? «Per mettermi in evidenza - ha riferito -, perché sentivo qualcosa dentro, delle voci».
Nel frattempo le condizioni di salute migliorano e l’infermiera rischia di tornare in carcere. «Stiamo lavorando - commenta il suo legale, l’avvocato Claudio Rea - per farla rimanere nella struttura di Castiglione delle Stiviere, confacente alle sue condizioni». Entro una settimana arriverà la decisione del giudice delle indagini preliminari di Lecco.