martedì 8 febbraio 2005

il professor Boncinelli
domani a Firenze

L'Unità 8.2.05
Domani a Leggere per non dimenticare a Firenze si presenta il suo «Il posto della scienza-realtà, miti, fantasmi»
Boncinelli e i dubbi dello scienziato
Renzo Cassigoli


FIRENZE Colpisce nel libro di Edoardo Boncinelli, Il posto della scienza-realtà, miti, fantasmi (Mondadori 2004), che si presenta domani a Leggere per non dimenticare a Firenze, il costante riferimento a Shakespeare che nel testo sembra assumere il ruolo di spirito guida facendosi contrappunto drammaticamente poetico all'impianto rigorosamente razionale dello scienziato. Capitolo dopo capitolo, Shakespeare precede e annuncia il contenuto dell'appassionante viaggio di Boncinelli sullo stato della scienza oggi, analizzando «lo statuto teorico e pratico dell'impresa scientifica, la sua capacità (o incapacità) di fornirci informazioni sulla natura del mondo, la sua utilità (o inefficacia) nel cambiare in meglio la sfera del quotidiano». Fin dalle prime pagine Boncinelli introduce la categoria del dubbio. Non solo: avverte subito il lettore di essere «uomo di scienza, portatore di un pensiero forte e senza compromessi sul tema e, per giunta, un'ottimista», consapevole, però - aggiunge citando gli Uccelli di Aristofane che: «Dagli avversari il saggio impara moltissimo». Il libro si apre con un esergo tratto da Misura per misura: «La verità è verità/ alla fine dei conti». Il '900 è stato 'veramente' il secolo della scienza e della tecnica. «In particolare la sua seconda metà - osserva Boncinelli - che ha visto un susseguirsi senza precedenti di scoperte scientifiche e di applicazioni che hanno trasformato profondamente la nostra esistenza» producendo radicali cambiamenti nel mondo economico e sociale: «Tutti hanno goduto dei benefici di questo progresso scientifico e ne godranno ancora». Ma la realtà ci dice che i grandi successi della scienza hanno sì recato sollievo e progresso alla condizione umana, ma non su tutta la Terra. E questa è la verità, alla fine dei conti. Del resto è lo stesso Boncinelli ad avvertire che le «verità della scienza sono parziali, circoscritte e provvisorie». Nei giorni scorsi l'Unità ha pubblicato due foto: quella d'un ragazzo del nostro mondo occidentale, che avrà un'attesa di vita di 78 anni, e d'un ragazzo del Terzo Mondo che forse arriverà a 30 anni. Non tutti, anzi solo una minoranza ha goduto e gode dei progressi della scienza visto che l'attesa di vita premia chi ha la fortuna di nascere dalla parte giusta del pianeta. Forse ha ragione Boncinelli nella sua battaglia contro i «catastrofisti pronti a scorgere nei ricercatori impegnati nelle biotecnologie agrarie dei servi responsabili di multinazionali senza scrupoli», ma non si può negare che le multinazionali esistono e guidano la politica capovolgendo il principio einaudiano. «Non credo possiamo immaginare un futuro senza Ogm» dice l'autore. Certo, dopo che il Terzo Mondo, una volta distrutte le sue microeconomie, sarà costretto ad approvvigionarsi alla "bottega planetaria", come la chiama Moni Ovadia. Interessante è la riflessione di Boncinelli sui rapporti tra economia e ricerca scientifica e sul fatto che la scienza «rappresenta una grande scuola di libertà e di democrazia».
Ma ci sono state non poche drammatiche eccezioni. Momenti nei quali lo scienziato si è chiesto se doveva spingersi oltre nella ricerca o doveva fermarsi. Come Opphenaimer o Eistein, che si battè per realizzare l'atomica, consapevole che potevano costruirla i nazisti, ma rifiutò di costruire la bomba all'idrogeno che Teller realizzò. Teller nelle sue memorie scrive dell’opposizione di Fermi: «Io non voglio farla, se tu vuoi falla pure, ma spero che tu non ci riesca». Nessun limite alla libertà della ricerca, ma resta la domanda fondamentale posta da Toraldo di Francia ne Il pianeta assediato: «Siamo preparati a un uso responsabile del potere e della conoscenza di cui la scienza ci fa dono, sapendo che ogni scienza contiene in sé il principio della costruzione e della distruzione, della vita e della morte?».