Corriere della Sera 8.2.05
Dopo le divisioni sull’iscrizione oggi verrà annunciata la costruzione del monumento
Zingari vittime di Hitler, un memoriale a Berlino
Paolo Valentino
BERLINO - Un altro memoriale incendia l’ennesima polemica sul passato e sul ricordo, nella capitale tedesca.
Il Consiglio centrale dei Sinti e Roma è sul piede di guerra contro la proposta del Parlamento e del governo federale di dedicare il monumento «a coloro che, come zingari, vennero perseguitati e uccisi in Europa e in Germania». E chiede che sulla stele venga invece inscritta una frase dell’ex presidente della Repubblica federale, Roman Herzog, dove la loro sofferenza viene equiparata a quella degli ebrei. Roma e Sinti, così disse Herzog, furono vittima dello stesso odio razziale che portò all’Olocausto.
Il ministro della Cultura tedesco, Christina Weiss, spiegherà oggi in una conferenza stampa le ragioni che hanno convinto il Bundestag e il governo a optare per un’iscrizione che non contenesse il termine Sinti e Roma e, soprattutto, mantenesse una distinzione tra il genocidio ebraico e quello degli zingari. Come hanno anticipato nei giorni scorsi i portavoce del ministero, «parlare soltanto di Roma e Sinti escluderebbe altri gruppi etnici più piccoli». Inoltre, «gli storici vedono differenze sostanziali tra la persecuzione degli ebrei e quella degli altri gruppi, rendendo problematico presentarli come identici».
È proprio la negazione di questa affinità, a irritare maggiormente il Consiglio centrale. «È questo il punto decisivo - spiega il presidente, Romani Rose, che la scorsa settimana ha partecipato alle celebrazioni per i sessant’anni della liberazione di Auschwitz -: il nostro destino è sempre stato trattato come un dettaglio dell’Olocausto degli ebrei, ma in realtà siamo stati oggetto della stessa volontà sistematica di distruggerci da parte dei nazisti».
Furono più di 6 milioni gli ebrei massacrati dal Terzo Reich. Molto meno conosciuto è però lo sterminio di 500 mila zingari e di oltre 100 mila omosessuali. Ma anche sull’uso di questo termine la polemica appare incandescente. Per Rose si tratta di «un termine diffamatorio, usato dai nazisti, che umilia e degrada le nostre vittime, così come le nostre generazioni future». L’utilizzo di questa parola sul monumento è «inaccettabile», spiega Reinhard Florian, 81 anni, sopravvissuto al lager. E aggiunge: «Non potrei mai vederlo scritto sulla stele, mi farebbe pensare subito alle SS».
La questione è piuttosto controversa. Come spiegava ieri Eberhard Jaeckel sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung, dedicare il memoriale soltanto a Sinti e Roma, come vorrebbe Romani Rose, sarebbe una «discriminazione, poiché significherebbe escludere molti altri gruppi di zingari». È vero infatti che i Sinti sono la comunità più numerosa nel mondo di lingua tedesca, ma non sono i soli: «C’erano altri gruppi, come i Lalleri e i Litautikker, e anch’essi appartengono a quelli perseguitati dai nazisti».
Quanto al termine Roma, che significa persone, «il suo uso renderebbe il binomio illogico, poiché nella sua prima parte indica un gruppo specifico e nell’altra l’insieme, sarebbe come dire i bavaresi e i tedeschi». Se poi, secondo un’altra accezione, Roma indicasse gli zingari dell’Europa dell’Est, allora vorrebbe dire ignorare gruppi come i Manusch, provenienti dalla Francia, o i Kale, originari nella penisola iberica. L’argomento viene accettato anche da una parte della comunità, quella che si riconosce nell’Alleanza dei Sinti.
Il memoriale dedicato agli zingari sorgerà in un terreno non lontano dal Reichstag e dalla nuova cancelleria federale. Per la sua costruzione, il governo tedesco ha stanziato 2 milioni di euro. Poco lontano, accanto alla Porta di Brandeburgo, è in fase di completamento il monumento agli ebrei d’Europa sterminati dai nazisti, oltre 2.800 stele di pietra nera, opera dell’architetto Peter Eisenmann.
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