Il Tempo 7.2.05
In Iran troppa violenza contro le donne
TEHERAN — «Preoccupazione» per la condizione femminile in Iran è stata espressa ieri a Teheran dalla relatrice dell'Onu per le violenze sulle donne, Yakin Erturk, dopo una visita durata una settimana. In una conferenza stampa, la Erturk ha invitato le autorità di Teheran ad approvare la Convenzione internazionale contro la discriminazione delle donne, già votata dal precedente Parlamento riformista ma poi bloccata dal Consiglio dei Guardiani, organo conservatore non eletto. Inoltre la rappresentante delle Nazioni Unite ha chiesto che venga messa mano a una serie di riforme giudiziarie che eliminino quelle che ha definito le «leggi discriminatorie». Sono queste leggi, secondo la Erturk, unite a un «malfunzionamento della giustizia», che fanno sì che «donne che cercano di vedere punita la violenza subita, vengano esse stesse condannate dalla legge e dalla società, al posto dei colpevoli». La rappresentante dell'Onu, che durante la sua permanenza in Iran ha incontrato autorità, attiviste per i diritti umani e detenute, ha parlato di «violenze psicologiche, fisiche e sessuali nelle famiglie», dove tra l'altro a una donna è molto difficile iniziare una causa di divorzio, e ancor più ottenere la custodia dei figli, anche quando il marito abbia compiuto abusi su di lei. Secondo la Erturk, esiste poi una violenza «della comunità», per cui, ad esempio, risulta difficile a una donna vittima di uno stupro portare in giudizio il colpevole. Infine, ci sono i casi che riguardano lo Stato. A questo proposito l'inviata dell'Onu ha denunciato «arresti arbitrari» per «opinioni politiche», maltrattamenti e mancato accesso alla difesa legale, anche durante gli interrogatori. Yakin Erturk ha anche sottolineato il fatto che, sebbene le esecuzioni delle sentenze di lapidazione (previste tra l'altro dalla legge islamica per gli adulteri) siano state sospese da due anni per decreto della magistratura, questi verdetti continuino ad essere emessi. A questo proposito, ha auspicato che il Parlamento vari una legge che abolisca questo supplizio, così come le condanne a morte di minorenni. Un progetto di legge riguardante quest'ultimo aspetto è attualmente proprio all'esame del Parlamento.
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