domenica 13 marzo 2005

architetture e simbolismi
esoterismo a Roma

Il Tempo 12.3.05
Tra ville, palazzi e chiese l’itinerario delle figurazioni esoteriche e dei simboli massonici
La Roma segreta degli alchimisti
Anche Borromini e Piranesi impegnati in opere d’arte dal significato magico
di VALENTINA CORRER

FORSE non tutti sanno che il celebre architetto Francesco Borromini non è sicuro che si sia suicidato trafiggendosi con una spada. L'attraversamento in obliquo del ferro nelle carni in entrata all'altezza del fegato e in uscita nella regione lombare sinistra, farebbe pensare ad un aiuto esterno. E se fosse, perché? Che avrebbe mai fatto? Lui, sempre devoto a Dio e alla Santa Chiesa, solitario, noncurante del denaro e della vita fastosa, offuscato dal Bernini, un'esistenza in silenzio. A dire il vero si diceva anche che era un po' strano, apparteneva alla Corporazione dei Muratori, una massoneria ante litteram, il suo motto era «esporre segretamente e dimostrare silenziosamente». E a ben vedere tentativi di comunicare qualcosa sono stati riscontrati in molte sue opere. Nella chiesa di San Carlino ricorrenti sono le simbologie legate al significato dei numeri, i tre cerchi nel tamburo di volta che richiamano alla Trinità, come pure il triangolo nella cupola sempre inscritto in un cerchio e la presenza di un occhio ancora dentro ad un triangolo, da cui partono dei raggi e chiamato dalla massoneria Delta Luminoso. Molte poi le figure geometriche come l'ottagono o l'esagono che si prestano a varie interpretazioni. Sant'Ivo alla Sapienza poi è tutta costruita su precisi schemi numerici e geometrici, dalla pianta formata da una stella a sei punte, al pavimento a mosaico in ricordo di quello del tempio di Salomone, le 111 stelle della cupola. 1+1+1 come le tre fasi dell'evoluzione mistica, divise a gruppi di dodici come gli apostoli e numero della Gerusalemme Celeste, e ce ne sarebbe per molto ancora. Tanti sono a Roma gli itinerari da scoprire, nascosti nei dettagli poco visibili, come nei sotterranei di un grande castello in cui andare ad aprire porte dal fondo oscuro e trovarsi di fronte ad un fantasma come quello della Pimpaccia che ogni notte è in fuga sul Ponte Sisto. Strane presenze, come quella della Porta Alchemica del 1655 nei giardini di Piazza Vittorio, ingresso della dependance della villa del marchese Palombara. Varie le leggende in proposito, una vuole che il nobiluomo ospitasse in casa sua un tale Giuseppe Francesco Borri che si interessava di scienze occulte e alchimia. Gli mise a disposizione il suo laboratorio perché potesse seguire i suoi esperimenti alla ricerca della trasformazione del piombo in oro. Ma un giorno questi sparì e il marchese si ritrovò solo con un mucchio di pergamene incomprensibili. Decise allora di trascrivere sulla porta questi segni indecifrabili con la speranza che qualche passante glieli avrebbe un tempo potuti spiegare e mise come guardiani due statue della divinità egizia Bes. Chi li volesse interpretare li può trovare ancora lì, incisi sugli stipiti e l'architrave. Un altro famoso amante dell'alchimia fu il Cardinal del Monte il quale si fece affrescare ad olio il soffitto della sua distilleria all'interno del Casino Ludovisi. La raffigurazione alchemica degli elementi acqua, aria e terra in foggia mitologica ritraente Giove, Nettuno e Plutone fu affidata nientemeno che a Caravaggio, il quale mise poi al centro della volta un grande cerchio solare, luce dal denso significato allegorico come tutto l'affresco. Il cerchio, la figura perfetta, l'infinito, la continuità ciclica simbolo che accompagna sempre il pensiero magico-religioso, elemento ricorrente. Come quello formato dall'uroboro, il serpente che si ingoia la coda, scolpito su un cippo marmoreo all'interno della Chiesa di Sant'Urbano nel parco della Caffarella. Allo stato iniziale non presenta differenziazione, non è né bene né male, è visto dalla psicanalisi come lo stato in cui l'uomo si trova quando è immerso nel liquido amniotico. Lo stesso serpente lo ritroviamo insieme a fregi rappresentanti il sole in un soffitto di Palazzo Falconieri, trasformato proprio dal Borromini, all'interno della cui biblioteca furono rinvenuti vari testi di ermetismo e di magia e che fu probabilmente uno di quei luoghi in cui si incontravano occultisti e stregoni. E un posto come questo fu Palazzo Corsini a via della Lungara dove la regina Cristina di Svezia, amica guardacaso del nostro marchese di Palombara, fece costruire un gabinetto alchemico. E ancora Castel Sant'Angelo dove venne rinchiuso il Borri, l'ospite di Villa Palombara, che lì continuò i suoi esperimenti fino alla morte, e dove venne imprigionato anche Cagliostro mago e massone. Un altro massone fu con tutta probabilità Giambattista Piranesi che restaurò la villa del Priorato di Malta sull'Aventino arricchendola di simboli alchemici e massonici il cui insieme sembrerebbe raffigurare un vascello pronto a salpare per Gerusalemme. Ma tornando all'inizio di questo breve excursus vale la pena di sottolineare che la citata Corporazione dei Muratori aveva la sua sede all'interno della Chiesa dei Santi Quattro Coronati che è luogo ricchissimo di simboli suggestivi. I più esemplificativi si trovano all'interno del chiostro e sono la cosiddetta "triplice cinta druidica" che simboleggia il percorso che porta al Sé, e i segni X, I, D, incisi nel pavimento in cui la X nasce dall'incontro di due triangoli e si rifà alla nota stella a sei punte, la I sempre riprodotta a gruppi di tre richiama alla Trinità e la D rievoca il nome Deus e Dominus. Un fatto curioso poi accadde nel giorno del Natale di Roma del 1917 quando una voragine si aprì nei pressi di Porta Maggiore e sotto apparve una basilica del I sec. d.C. in cui sembrava si riunisse un gruppo di seguaci di Pitagora e per questo chiamata Basilica Neopitagorica. Molti gli stucchi decorativi quasi tutti interpretabili in chiave esoterica e alcuni in particolare riconducibili all'iniziazione della dottrina neopitagorica, studiati anche dallo psicologo Aldo Carotenuto scomparso nei giorni scorsi. Forse i neopitagorici romani si dilettavano di spiritismo e divinazione e per questo la loro basilica ebbe vita brevissima per poi tornare alla luce dopo duemila anni sotto le vibrazioni della Roma-Napoli.