domenica 13 marzo 2005

lo smemorato di Collegno

La Stampa 13 Marzo 2005
A QUASI OTTANT’ANNI DA QUANDO LA VICENDA PRENDE LE MOSSE, LA CITTÀ GLI DEDICA UNA MOSTRA
Il ritorno dello «smemorato»
Collegno non dimentica il caso Bruneri-Canella
Patrizio Romano

Collegno ricorda il suo «smemorato». A quasi 80 anni da quando, nel marzo 1926, la vicenda di Bruneri e Canella prende le sue mosse, la città dedica a quel caso giudiziario, tra i più noti nel mondo, una mostra. «Sappiamo che un autore americano, Glenn Novarr - spiega l'assessore Carla Gatti -, sta finendo un libro sul nostro smemorato, ci sembrava giusto ripercorrerne, anche noi, la storia e il giallo». Quotidiani dell'epoca, foto dei protagonisti, perizie di psichiatri e investigatori, documenti e reperti dell'ex manicomio e la cartella clinica, per la prima volta saranno esposti dal 24 marzo.
«L'uomo che smarrì se stesso», questo il titolo scelto, che poi altro non è se non quello dato al primo articolo sul caso, del giornalista Ugo Pavia, apparso su «La Stampa» il 5 febbraio 1927. «C'era già stata un evento su questo fatto nell'88 - aggiunge la Gatti -, ma questa volta tutto si svolgerà nelle stesse mura del manicomio: una storia vista da dentro». A dare il la all'iniziativa anche la recente edizione del volume «Indagine sullo Smemorato di Collegno», per i tipi della Ananke, scritto da quattro esperti: Milo Julini, Paolo Berruti, Maurizio Celìa e Massimo Centini.
«Un'opera nata per dare finalmente il giusto risalto al lavoro svolto dalla polizia scientifica di allora - ammette Julini -, e specialmente a Ugo Sorrentino e Giovanni Gasti, che hanno contribuito a svelare che lo smemorato era Mario Bruneri». Una verità che non sbiadisce il fascino del personaggio. «A me è particolarmente simpatico, uno sbandato, ma geniale» confessa Julini. «Un uomo intrigante - sostiene il sindaco Silvana Accossato -, che suscita ancor oggi curiosità. E questo può essere un elemento per la promozione di Collegno. Non l'unico, ma il più importante».
Un caso che fece scalpore e ancor adesso tiene banco. «E' uno strano meccanismo - confessa Julini -, quello scattato per questo caso: di sicuro il fatto che la moglie di Canella si sia portata in casa un uomo, che non era suo marito, o finiva in tragedia o si doveva trovare una soluzione». E cosa se non il dubbio di un giallo? Registe di questo mistero due donne. «La Canella, che con lui ha trovato una forte intesa, che non aveva neanche con il marito - ammette Julini -, e la mamma di Bruneri che, pur avendo delle lettere in cui il figlio confessava di essere lo smemorato, ha taciuto».
Poi c'è la genialità di Bruneri, alias Canella, che per anni ha giocato, «con pochi errori, una lunghissima partita a scacchi», come scrive Paolo Berruti. Lui, tipografo torinese con velleità socialiste, per caso si ritrova nei panni di un noto e stimato docente veronese: un sogno, per quest'uomo dalla forte ambizione. Una storia che ha coinvolto scrittori del calibro di Pirandello e Sciascia e registi come Corbucci e Festa Campanile. «Chissà che non venga fuori un altro film - si augura l'Accossato -, sarebbe bene accetto». Scaltri come il loro «smemorato».