domenica 13 marzo 2005

la ricerca sulle staminali

Tempo Medico n. 790 13 marzo 2005
Clonazione bandita, con riserva
Molti paesi andranno avanti con la ricerca sulle staminali embrionali, nonostante la presa di posizione contraria dell'ONU
di Donatella Poretti

Il 18 febbraio la Commissione affari legali dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato il testo di una dichiarazione politica sulla clonazione umana con 71 voti a favore (tra cui quelli di Stati Uniti e Italia), 35 contrari (Gran Bretagna, Belgio, Singapore, Cina, Corea del Sud) e 43 astenuti (i paesi islamici). Già in questi numeri c'è il senso di una battaglia portata alle estreme conseguenze per farne una bandiera ideologica. Nel testo, infatti, si dimostra la volontà di fare un manifesto contro la clonazione il cui rischio è quello di essere semplicemente ignorato. Nello strumento giuridico scelto, una dichiarazione d'intenti e non una convenzione internazionale da ratificare, c'è la conferma.
Si chiede di "proibire tutte le forme di clonazione umana in quanto incompatibili con la dignità umana e la protezione della vita umana"; adottare in tempi rapidi tutte le misure legislative necessarie "a proteggere adeguatamente la vita umana nell'applicazione delle scienze della vita" e a "proibire il ricorso a tecniche di ingegneria genetica contrarie alla dignità umana".
Il testo deve ancora passare il vaglio dell'Assemblea generale, ma la Cina e altri paesi hanno annunciato che andranno avanti con la ricerca sulle staminali embrionali, perché non si sentono vincolati. "La dichiarazione era imprecisa e la proibizione di qualsiasi tipo di clonazione umana contraria alla dignità può portare a fraintendimenti nel trattare la clonazione terapeutica" spiega il rappresentante cinese all'ONU, Su Wei. "Pertanto la dichiarazione non sarà legalmente obbligatoria per la Cina". Nella Repubblica popolare vi sono almeno 30 istituti statali che conducono ricerche di ingegneria genetica e che ricevono fondi dal Programma nazionale per la tecnologia.
Negli stessi giorni è arrivata dalla Spagna la notizia del via libera alle prime quattro ricerche con cellule staminali derivate da embrioni eccedenti dalla fecondazione assistita. I ricercatori festeggiano l'avvenimento e si accingono a lasciare il dibattito politico per poter finalmente tornare nei laboratori. Sono occorsi 5 anni di mobilitazioni di scienziati, malati, comunità autonome e partiti politici per arrivare a questo risultato. Per José Lopez Barneo, uno dei ricercatori autorizzati, con questo atto si chiude un capitolo politicizzato e se ne apre un altro ancora più difficile, quello della ricerca. E uno tra i protagonisti principali, il ricercatore Bernat Soria, che è stato autorizzato a realizzare un progetto sul diabete, ha commentato: "Credo che occorra far uscire questo tema dal dibattito politico e spero che la prossima notizia non riguardi le difficoltà che uno scienziato incontra per lavorare in questo campo, ma il fatto che stiamo facendo qualcosa di buono per le persone".