La Stampa TuttoLibri 12.3.05
Una donna sola sfida l’Amazzonia
scomparso nella Guyana francese dopo aver partecipato a una spedizione scientifica
Angela Bianchini
OGGI il villaggio ecuadoriano di Cajabamba, a circa 110 chilometri a Sud di Quito, è un posto come un altro. Il villaggio andino si estende per un chilometro o poco più lungo la Pan American Highway, e la maggior parte dell'attività cittadina ruota intorno alla fermata dell'autobus. I turisti di passaggio potrebbero fermarsi lo stretto necessario per scrutare il pendio di una collina a Nord del villaggio, in cerca di una cicatrice lasciata dal grande terremoto del 1797, che gettò un fiume di fango sulle sottostanti case di mattoni cotti al sole, uccidendo migliaia di persone. A quei tempi, era un posto completamente diverso. Ci vivevano più di sedicimila persone, e Riobamba - come allora veniva chiamata - era una delle più graziose cittadine coloniali del Perù, abitata da musicisti, artisti e ricchi proprietari terrieri». Comincia così, con questa andatura tranquilla, La moglie del cartografo, dal sottotitolo significativo «Una storia vera di amore, morte e sopravvivenza in Amazzonia», autore il giornalista e divulgatore scientifico inglese Robert Whitaker. Prende spunto, tutta la vicenda, da una testimonianza del passato e segno di antico splendore, che sopravvive nella cittadina ecuadoriana: il busto dorato di una donna. Il busto è in rovina, la maggior parte dei cittadini non saprebbe indicarne l'identità, e, tuttavia, ai suoi tempi, la signora del busto era celebre e la sua storia incantò l'Europa. Si trattava di Isabel Godin che, la mattina del 1 ottobre 1769 partì per un viaggio che ancora oggi suona incredibile. Di tutto il libro, il viaggio della Godin è certamente la parte, più breve, ma più interessante e drammatica, quella che più cattura l'interesse del lettore. Tuttavia non avrebbe mai avuto luogo se, a precederla non ci fossero stati grandi eventi, che, mutando totalmente le conoscenze scientifiche, aprirono prospettive interamente nuove. E', insomma, anch'essa, in certo senso, come microstoria, parte di una più vasta rivoluzione. L'Europa intellettuale del XVIII secolo era divisa su un dilemma fondamentale, vale a dire che forma avesse la terra: cioè se fosse schiacciata ai poli oppure all'equatore, opponendosi e contrastandosi allora le teorie newtoniane, sostenute dall'Inghilterra e da illuministi quale Voltaire e quelle cartesiane. Queste ultime, anche per motivi patriottici, erano invece dogma per l'Accademia delle scienze francese. E proprio per sostenere la dottrina di Cartesio, ormai attaccata anche in Francia, l'Accademia inviò nel 1735 in Sudamerica una spedizione che aveva per scopo la misurazione, più precisa possibile, della lunghezza di un grado di longitudine lungo l'equatore. Era guidata da uno scienziato famoso Charles-Marie de la Condamine e riuscì a farne parte anche un giovane di nome Jean Godin: proprio colui che, dopo sette anni di viaggi, esplorazioni, misurazioni e traversie di tutti i generi, conosciuta la giovanissima, appena tredicenne, Isabel de Gramesón di origine francese, si fidanzò con lei e poi, con il consenso generale, la sposò. E la storia avrebbe potuto concludersi qui, con un happy ending tra due mondi. Accadde invece che Godin non trovò né soldi né riconoscimenti e per riuscire a tornare in Francia si spostò nella Guyana francese. A questo punto, Isabel rimane sola, perde l'unica figlia che non ha mai più rivisto il padre, e dopo aver atteso il marito per circa vent'anni, decide di andare lei, lei donna inerme, a andare a cercarlo. E la sua traversata della selva amazzonica in mezzo a pericoli innominabili, perdite umane e materiali di tutti i generi (bellissima la scena in cui gli indios esterrefatti la vedono indossare un paio di pantaloni) è davvero un pezzo da antologia come lo è il ricongiungimento con il marito. Delle due vicende, quella della spedizione Condamine, con tutti le possibili complicazioni diplomatiche di un mondo diviso tra le sovranità conflittuali della Spagna, della Francia e del Portogallo, e difficili problemi scientifici da affrontare ogni giorno e l'altra, più veloce e personale, di Isabel, è la seconda, naturalmente, a avere la meglio. E il tutto è riscattato dal congiungimento, questa volta definitivo, tra Jean e Isabel: perché lei, invecchiata, incanutita, il viso segnato dalle cicatrici dei morsi degli insetti, orbata di figli e fratelli, ricompare davvero, a bordo di una goletta, davanti agli occhi del marito, che non sperava più di rivederla. E riescono a finire la loro vita tormentata proprio in Francia, in campagna, in compagnia del padre di lei, allevando come un figlio un nipote arrivato da Riobamba. Chi volesse curarsi di tutte le ansie della nostra epoca, potrebbe andare a ritrovare Isabel nel cimitero di Saint Amand, dove fu sepolta all'età di sessantacinque anni oppure nel Berry dove vivono ancora i suoi discendenti.
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
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