domenica 13 marzo 2005

depressione

L'Eco di Bergamo
La depressione «frequenta» sempre più adolescenti
Il presidente dei pediatri italiani, Giuseppe Saggese: «Uno degli aspetti più difficili resta quello di riuscire a riconoscerla»
M. G. C.

La depressione è un male sempre più frequente tra gli adolescenti - afferma Giuseppe Saggese, presidente della Società Italiana di Pediatria - e uno degli aspetti più difficili nell'affrontare la malattia è proprio «riconoscerla». È raro, infatti - sostiene il presidente dei pediatri italiani - che un adolescente ammetta, anche con se stesso, di essere depresso, perché spesso i giovani sono riluttanti a comunicare ad altri le loro sensazioni di tristezza e le loro emozioni, soprattutto quando il senso di colpa e di vergogna che accompagnano la depressione accentuano l'isolamento e la tendenza a chiudersi in sé stessi.
È di fondamentale importanza, quindi, che tutti coloro che vivono a stretto contatto con un adolescente prestino la massima attenzione a quei «segnali deboli» che possono essere campanelli d'allarme di uno stato di disagio, terreno di cultura ideale per lo svilupparsi di una sindrome depressiva. In particolare, genitori ed insegnanti non devono commettere l'errore di trascurare o minimizzare atteggiamenti dei loro figli o dei loro alunni che evidenzino cambiamenti repentini e apparentemente non giustificati non solo di umore, ma anche di abitudini, comportamenti, amicizie. In questi casi il pediatra è certamente un interlocutore indispensabile e competente, in grado di prendersi in carico il problema e di aiutare l'adolescente e la sua famiglia a risolverlo coinvolgendo, in tutti i casi in cui si rende necessario, gli specialisti più idonei e più competenti per questi problemi, primi tra tutti i neuropsichiatri infantili.
La depressione - continua Saggese - può essere affrontata e curata e, in molti casi, risolta. Ma cosa fare?
COLLOQUI DI SOSTEGNO
Per alcuni adolescenti potrà bastare soltanto una serie di colloqui di sostegno, in cui talvolta sarà opportuno inserire la presenza della famiglia.
PSICOTERAPIA
La psicoterapia, in particolare quella cognitivo-comportamentale, eseguita da professionisti esperti per questa fascia di età, può aiutare ad imparare strategie per conoscere ed affrontare la depressione, così come ad identificare situazioni conflittuali e problematiche della propria vita che possono essere connesse con l'insorgenza della depressione. Per molti adolescenti avere una persona di supporto, in un periodo di difficoltà, con la quale parlare ed esprimere i propri pensieri ed propri sentimenti può essere di grande aiuto, tanto che alcuni di loro stanno meglio al solo sapere di non essere «da soli» nella depressione.
TERAPIA FARMACOLOGICA
Nei casi più complessi può essere necessario ricorrere alla terapia farmacologia. Sarà il pediatra (o il medico di famiglia), in coordinamento con un neuropsichiatria dell'età evolutiva, a confermare una diagnosi dubbia e definire un adeguato programma di cura. Sono ormai molti i farmaci che hanno dimostrato una notevole efficacia nel curare la depressione con sempre minori effetti collaterali. Per alcuni soggetti i farmaci sono sufficienti per curare i sintomi della depressione, mentre per altri risulta preferibile associarli alla psicoterapia al fine di raggiungere una migliore comprensione dei sintomi, e quindi accettarli e superarli meglio.
RISCHIO SUICIDIO
Oggi, purtroppo, il suicidio è diventata la seconda causa di morte tra i giovani tra i 15 ed i 19 anni e la percentuale è triplicata negli ultimi 30 anni. Alcuni sondaggi mostrano che circa il 40% degli studenti di scuole secondarie hanno preso in considerazione il suicidio in qualche occasione, più o meno seriamente. Uno degli aspetti più importanti per la prevenzione dei suicidi negli adolescenti è evidenziare le situazioni a rischio.

Il Tempo 13.3.05
Sono italiani gli anziani più depressi d’Europa
Fra le cause maggiori, l’emarginazione e la solitudine. Le vedove colpite in modo particolare
Secondo uno studio svolto a Padova questa malattia aumenta di quattro volte il rischio infarto

ROMA — La depressione è fra le prime nemiche del cuore degli anziani, tanto da aumentare di 3-4 volte il rischio di infarto. Si calcola che, fra gli over 65 vittime della depressione, 1 su 4 sia colpito da un attacco di cuore. È quanto emerge dallo studio ILSA (Italian Longitudinal Study on Aging), condotto dall'Istituto di Neuroscienze del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) di Padova su oltre 5.600 anziani di otto città e presentato nel congresso della Società italiana di prevenzione cardiovascolare (Siprec), che si è concluso ieri a Roma. Dalla ricerca (condotta dal 1992 ad oggi a Milano, Genova, Padova, Firenze, Fermo, Bari, Napoli e Catania) risulta che gli anziani italiani sono fra i più depressi in Europa. Se le vittime della depressione sono soprattutto le donne oltre i 65 anni, i più colpiti dall'infarto fra i depressi sono gli uomini e le donne che vivono da sole. «Gli anziani italiani sono i più depressi perché perdono presto il ruolo dominante nella famiglia, vivono in solitudine e spesso con disabilità», ha osservato il presidente della Siprec, Gaetano Crepaldi. «La depressione - ha aggiunto - colpisce in modo particolare le vedove». Oltre alla solitudine, a scatenare la depressione è, secondo l'esperto, anche la mancanza di un'attività. «Gli anziani italiani - ha proseguito Crepaldi - si sono raramente preoccupati di gestire il tempo libero in previsione della pensione, in pochi hanno un hobby. E la società italiana, a differenza di quella nord-europea, non fa nulla per coinvolgere gli anziani in progetti sociali». Almeno tre, le ipotesi sul legame fra depressione e infarto. La prima, secondo il geriatra Niccolò Marchionni, dell'università di Firenze, è che i depressi non seguono in maniera corretta come i non depressi gli stili di vita più sani, tanto che molti di essi fumano, sono in sovrappeso e si curano poco, non seguendo le indicazioni del medico nè per quanto riguarda la cura della depressione nè per le cure di malattie cardiovascolari. La seconda ipotesi è che nelle persone depresse aumenti la capacità delle piastrine di aggregarsi e, con essa, il rischio di trombosi. In terzo luogo, si pensa che nei depressi si allenti il controllo nervoso del battito cardiaco.

Gazzetta del Sud 13.3.05
Vittime soprattutto le donne
Anziani, la depressione aumenta il rischio infarto

ROMA – La depressione è fra le prime nemiche del cuore degli anziani, tanto da aumentare di 3-4 volte il rischio di infarto. Si calcola che, fra gli over 65 vittime della depressione, 1 su 4 sia colpito da un attacco di cuore. È quanto emerge dallo studio Ilsa (Italian Longitudinal Study on Aging), condotto dall'Istituto di Neuroscienze del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) di Padova su oltre 5.600 anziani di otto città e presentato nel congresso della Società italiana di prevenzione cardiovascolare (Siprec), che si conclude ieri a Roma. Dalla ricerca (condotta dal 1992 ad oggi a Milano, Genova, Padova, Firenze, Fermo, Bari, Napoli e Catania) risulta che gli anziani italiani sono fra i più depressi in Europa. Se le vittime della depressione sono soprattutto le donne oltre i 65 anni (58%, contro il 34% degli uomini della stessa età), i più colpiti dall'infarto fra i depressi sono gli uomini e le donne che vivono da sole. «Gli anziani italiani sono i più depressi perché perdono presto il ruolo dominante nella famiglia, vivono in solitudine e spesso con disabilità», ha osservato il presidente della Siprec, Gaetano Crepaldi. «La depressione – ha aggiunto – colpisce in modo particolare le vedove». Oltre alla solitudine, a scatenare la depressione è, secondo l'esperto, anche la mancanza di un'attività. «Gli anziani italiani – ha proseguito Crepaldi – si sono raramente preoccupati di gestire il tempo libero in previsione della pensione, in pochi hanno un hobby. E la società italiana, a differenza di quella nord-europea, non fa nulla per coinvolgere gli anziani in progetti sociali». Per Stefania Maggi, del Cnr di Padova,è auspicabile «un miglior controllo farmacologico della depressione, perché la mortalità e la morbilità cardiovascolare ad essa associata rappresentano un serio problema di salute pubblica».