domenica 13 marzo 2005

libri
il Corsera stronca Crepet

Il Corriere della Sera 13.3.05
ommario
NARRATIVA Un vorticare confuso di personaggi e una scrittura grigia nel
nuovo libro di Paolo Crepet

Quando la saga è un’epica di noia

«Romanzo» e «grande saga concentrata nei ritmi di un racconto», recita il risvolto di Dannati e leggeri di Paolo Crepet. Di qui la curiosità di verificare la novità strutturale rispetto a Naufragi. Tre storie di confine (1999) e a La ragione dei sentimenti. Racconto (2002) ma, soprattutto, il salto di qualità della scrittura, dato che La ragione dei sentimenti in particolare peccava di schematicità nella scolastica costruzione a specchio di due personaggi (con giochetto tipografico di tondo e corsivo) eletti a «due metafore che tracciano i confini tra la necessità di trovare un senso al vivere e l’incapacità di provarci». Quanto alla metafora, figura prevalentemente letteraria, ci pensava poi la povertà di scrittura a inibirla. Scrittura linguisticamente colta, beninteso, quella di Crepet. Ma incapace di «volare»; di liberarsi dalla referenzialità, per farsi, appunto, narrativa. A destar curiosità non era poi tanto il titolo (Dannati e leggeri è banale variazione di Belli e dannati), quanto le definizioni di «saga» e «storia» all’insegna di «magia» e «incanto», spettando proprio alla scrittura di tradurre in «saga» questa storia di 105 pagine a stampa.
Una scommessa persa da Crepet, ancor più che nel precedente libro, proprio per l’alta posta in gioco. E non solo per l’abusato giochetto narrativo del manoscritto ritrovato svelato all’ultima pagina: quei «fogli inzuppati di scrittura incerta» della tata Xenia (la «donna senza radici», Io narrante del racconto), riscritta da un altro Io narrante femminile; quanto proprio a un fatto strutturale e di scrittura.
«Questa è una storia di figli lasciati dai genitori, di figli che scappano, di figli posseduti come un cappotto d’ermellino e presto riposti nel baule della colpa» si legge a pagina 36; personaggi «tutti profughi lungo un secolo» (pagina 102). Una storia di incroci e rapporti con tante persone e svariati luoghi, con al centro Mirò («lo scarto dalla regola»), nonno Selim e mamma Cleo, narrata dalla tata Xenia, «donna senza radici». Una storia che si rivela un autentico tourbillon di personaggi, con le sue tante «storie parallele dentro la storia di Mirò e della sua famiglia» (pagina 42); «storie nella nostra storia, nessi tra noi, eterno incanto, mediazione tra coscienze» (pagina 84), tra i quali ci si perde. Irrimediabilmente.
E se qua e là ci si perde un po’ meno, è solo perché Crepet recupera per qualche pagina la struttura dei personaggi a specchio propria della Ragione dei sentimenti . Nasce allora il dubbio che la definizione di «grande saga» dipenda unicamente dal numero delle figure e dalla molteplicità dei luoghi, determinati dalla complessità delle radici etniche dei vari personaggi e dagli incroci «biologici» tra varie culture di taluni di essi. Ebbene: se per «saga» s’intende questo, è davvero «grande». Ma se «saga» è la capacità d’un racconto anche di pochi personaggi e limitate pagine di lievitare e farsi immaginario, allora non ci siamo. Perché quella scrittura cui toccherebbe di fare questo miracolo non c’è. Perché quel «ritmo» sbandierato è inesistente, e non glielo infonde di certo l’opzione d’un periodare breve, spesso paratattico, giocato tra punti, virgole, qualche puntevirgola. Perché quella di Crepet è una scrittura gnegné : piatta, grigia, neutra, scolastica; a lungo persino querula e anche di frasi fatte («l’urlo del silenzio»), che cerca qua e là di puntellare con qualche similitudine, con paragrafi-lasse spegnentisi su frasette brevi dal tono aforistico-sapienziale o con inserimenti di scrittura professoral-saggistica (pagine 54 e 58).
Insomma: una scrittura che si atrofizza, anziché espandersi. Sì che quei tanti nomi e luoghi, più che della «saga», hanno dell’elenco telefonico, del registro da ufficio anagrafe e dell’atlante geografico. E, se c’è un’epica, è quella della noia.

Il libro di Paolo Crepet, «Dannati e leggeri», è pubblicato da Einaudi, pagine 110, 12,50