domenica 13 marzo 2005

strutture della psichiatria

L'Unità 13 Marzo 2005
Viterbo, a rischio le cure per i malati mentali
Alessandra Rubenni

«A Viterbo vogliono chiudere l'Spdc, il Servizio per la diagnosi e cura delle malattie mentali dell'ospedale vecchio, trasferendo i posti letto in una clinica privata convenzionata. Un fatto gravissimo. Una decisione illegittima e di arretramento per tutta la cultura psichiatrica attuale. È come tornare indietro, prima della 180». L'allarme è drammatico e a lanciarlo è il direttore del Dipartimento di Salute Mentale della Asl Roma E, Gianfranco Palma, che dall'89 è stato per diversi anni primario del reparto viterbese. A voler essere precisi, ad aprirlo è stato proprio lui, che adesso teme di vederlo chiudere, a causa dei lavori di ristrutturazione di cui il complesso ospedaliero ha urgente necessità. Ma questo intervento di rifacimento avrebbe non solo potuto, ma dovuto essere programmato in maniera diversa. «I lavori andavano organizzati in due stralci, in modo da mantenere l'apertura del servizio all'interno dell'Ospedale Grande degli Infermi. Invece - accusa Gianfranco Palma - il direttore generale della Asl di Viterbo, Bruno Cisbani, ha già deciso di spostare tutta la struttura e i pazienti in una clinica. Così si premiano i privati e si ghettizza di nuovo la salute mentale, non integrandola con le altre discipline». Secondo la legge, infatti, le cliniche neuropsichiatriche possono ricoverare soltanto i malati che decidono volontariamente di essere curati, mentre negli Spdc degli ospedali si eseguono soprattutto i trattamenti sanitari obbligatori. «Gli Spdc devono trovarsi all'interno di ospedali pubblici, integrati con altri settori della medicina, secondo quanto stabiliscono i due Progetti Obiettivo per la tutela della salute mentale, emanati attraverso appositi Decreti del Presidente della Repubblica», prosegue il responsabile della Asl Roma E, puntando il dito contro una scelta assurda, presa in barba alle leggi e alla tutela delle persone con disturbi psichici. Una scelta, a conti fatti, che farebbe soltanto un altro favore - pagato con denaro sonante - ai privati. «È chiaro che la struttura dell'ospedale vecchio - spiega ancora Palma - è del tutto inadeguata. Recentemente è stata anche oggetto di un'ispezione dei Nas, dopo le tante proteste da parte dei familiari dei malati, che denunciavano le disastrose condizioni in cui si trovava il servizio. In realtà quei posti letto devono essere trasferiti all'ospedale Belcolle, il nuovo nosocomio viterbese. Ma anche lì i lavori procedono a rilento, per cui non si è provveduto allo spostamento. Una situazione inaccettabile». Tutto questo, poi, nel quadro delle carenze già gravissime che in tutto il Lazio penalizzano l'assistenza per la salute mentale, tra posti letto insufficienti nelle strutture pubbliche e mancanza di risorse e personale. Ma sul caso di Viterbo è già battaglia, con i sindacati e il consigliere regionale dei Ds, Giuseppe Parroncini, mobilitati per scongiurare questo "attacco" alla 180. E ci saranno anche loro, domani, all'apposito incontro fissato con il direttore della Asl viterbese Cisbani.