domenica 13 marzo 2005

la malattia del «troppo sentire»
i mali dei nervi, Anton Mesmer, Charcot, l'isteria

La Stampa TuttoLibri 12.3.05
Ieri isterici, oggi sonnambuli
LE CORDE SONORE DEL CORPO, UN TEMPO INDICE DI FORZA E VIGORE, NELL''800 INCARNANO LE MALATTIE DEL «TROPPO (O TROPPO POCO) SENTIRE», SONO LA PELLE DELL’IO

Marco Belpoliti

NEL 1920 Man Ray ritrae Mina Loy in un'istantanea. Di profilo, occhi chiusi, espressione intensa, Mina è l'immagine perfetta dell'isteria femminile. Appeso al suo orecchio c'è un termometro. È una delle macchine del sentire, icona del corpo neurologico, la medesima che compare nel racconto di Hoffmann, L'uomo della sabbia, su cui è modellato il "perturbante" freudiano: Coppola, il genio del male e della simulazione, commercia in "corpi nervosi", barometri, termometri, automi. Il ritratto di Man Ray, artista d'avanguardia, sembra concludere un lungo secolo dominato da quello che Alessandra Violi in un libro ricchissimo e fascinoso ha definito Il teatro dei nervi (in uscita da Bruno Mondadori, pp. 249, e23). È l'età che inizia coi primi anni dell'Ottocento, con l'epidemia nervosa, la cosiddetta "malattia inglese", che attacca i ceti più elevati, i nobili, e si conclude nei primi decenni del XX secolo con la diffusione dell' "esaurimento nervoso" nel corpo stesso della società in una progressiva democratizzazione delle malattie di nervi. Lo shock nervoso, su cui si sofferma Walter Benjamin nella descrizione della Parigi baudeliariana, è tutt'uno con l'affermarsi della modernità, e riguarda lo sviluppo stesso della società di massa. Nella sua Storia della follia nell'età classica Michel Foucault ha osservato che la malattia contemporanea si chiama "troppo sentire": «si soffre di una solidarietà eccessiva con tutti gli esseri circostanti». Sino a un certo punto - grosso modo sino alla fine del Settecento - è plausibile supporre che i mali dei nervi siano rimasti associati, scrive Foucault, alle parti inferiori del corpo umano, controllati e disciplinati da un'etica del desiderio: la malattia come effetto di una violenza eccessiva. È l'epoca del "corpo grossolano", mentre quella che si apre con la rivoluzione industriale è invece l'epoca dei "corpi sottili", di cui i nervi sono la perfetta immagine metaforica, tanto da far ritenere ad alcuni autori del periodo l'isteria responsabile degli esiti sanguinosi della Rivoluzione francese: malattia che si diffonde nel corpo sociale come eccesso provocato dalla presenza di neuropatici in balia delle loro convulsioni. Nel 1780 a Parigi, Anton Mesmer, proveniente da Vienna, esibisce in pubblico la sua macchina nervosa. Le sue sedute, simili a uno spettacolo, diventano un vero e proprio teatro clinico, un'attrazione pubblica: i pazienti isterici trasferiscono la loro energia, che si manifesta in attrazioni magnetiche, perdita della percezione, trance, come momento della crisi indispensabile alla guarigione. Mesmer e i suoi numerosi seguaci esibiscono casi sonnambulismo magnetico che rendono consueta ai parigini le loro idee sul magnetismo animale: l'universo intero è intriso di un fluido simpatetico che permea i corpi terrestri e quelli astrali, così da garantire la circolazione armoniosa di spiriti vitali lungo il suo reticolo. Robert Darnton, lo storico americano dei Lumi, in un libro di alcuni anni fa, Il mesmerismo e il tramonto dei Lumi (appena tradotto dalle Edizioni Medusa, pp. 240, e22), ha mostrato come questo fenomeno parascientifico sia l'esatto opposto delle teorie di Rousseau, del suo Contratto sociale, oltre che il segno eclatante della fine del progetto illuminista di abbattere ogni forma di superstizione. Darton ci ricorda come il mesmerismo sia connesso alla scoperta dell'elettricità, il nuovo fluido vitale che pervade mondo organico e mondo inorganico. I nervi, nel passato indice di forza e di vigore, diventano nell'Ottocento i filamenti corporei responsabili della sensibilità, della scarsa come della eccessiva sensibilità. Alessandra Violi traccia dunque una dettagliata mappa dell'età della sensibilità, definendone i confini interni ed esterni, dalla letteratura al cinema, dall'arte alla psicologia, età che coincide, non a caso, con la meccanizzazione del mondo. Man mano l'elemento tecnologico pervade ogni aspetto della vita collettiva, nelle arti visive e nella letteratura affiorano personaggi isterici, nevrotici e nevrastenici, figure che diventano la forma attraverso cui s'incarna nella modernità la figura dell'artista, ovvero colui che possiede per natura una grande capacità di sentire. I nervi, sorta di corde sonore del corpo, segnano l'interfaccia tra l'esterno e l'interno, sostituendo nella visione della vita umana e animale la funzione solitamente assegnata alla pelle. Jonathan Crary in Suspensions of Perception (MIT Press, 1999) ha descritto questa trasformazione come la disintegrazione del confine tra interno ed esterno, come la strada attraverso cui si afferma la cultura moderna fondata sulla spettacolarizzazione e sulla dilatazione della sfera estetica. In questo contesto il mesmerismo, l'attenzione al sonnambulismo, le pratiche dell'ipnotismo, e persino la stessa psicoanalisi freudiana, che muove da queste pratiche e dal loro rifiuto, provocano la nascita del teatro della malattia psichica. Il corpo isterico, indagato e guarito attraverso tecniche al limite dello stregonesco, diviene il nuovo prototipo del rapporto tra l'io e il mondo. L'intero sistema della percezione, sottolinea Alessandra Violi, del pensiero e dell'azione, trova la propria collocazione nel corpo nervoso. Ma che cos'è esattamente l'isteria? «Forse lo sono stata anch'io», scrive George Sand a Flaubert, dal momento che si tratta di un'angoscia causata dal desiderio di qualcosa d'impossibile. Ce la abbiamo tutti, conclude la scrittrice, dato che tutti abbiamo un po' d'immaginazione. L'isteria come necessità della fantasia? L'elenco degli autori, delle poesie, dei racconti e dei romanzi, esibito da Alessandra Violi è impressionante, a partire da Des Esseintes, il personaggio di A Rebours di Huysmans, che trasforma la sua malattia in uno stato creativo, per arrivare a Francis Bacon, letto da Gilles Deleuze come il pittore dell'eccesso di presenza: impone la propria presenza e insieme percepisce la presenza degli altri, uomini, animali, cose. L'isteria appare in Dickens, in Eliot, in Coleridge, in Poe, attraversa opere e situazioni letterarie, e traccia un grande diagramma di un'intera epoca affascinata dalle sedute spiritiche - anche Darwin ne faceva - dai fantasmi che appaiono nella fotografia - Balzac ne parla a Nadar - ma anche da eroine ed eroi che incentivano il proprio "vero sentire". Il teatro dei nervi getta una luce nuova su un intero periodo della storia letteraria occidentale chiamato Simbolismo, oppure Decadentismo, mostrando come "l'età della sensazione" che sembrerebbe dominare ancor oggi sorga contemporaneamente alla nascita dell'indagine sul mondo dell'invisibile - elettricità e telefonia - e all'avvento dei mezzi che rendono riproducibile il reale - fotografia e cinema. Esiste una storia parallela, e spesso rimossa, dell'immagine a cui, qualche anno fa, in una mostra parigina, poi veneziana, L'âme au corp (1994), Jean Clair diede provvisoria forma. Lì, accanto alle fotografie delle isteriche e degli isterici di Charcot, comparivano le immagini di fantasmi ed ectoplasmi vagolanti nell'aria, catturati dalla lastra sensibile, vicino al resoconto di esperimenti telepatici si dava conto della comunicazione a distanza della voce, o s'affiancava l'iconografia dell'invisibile, i raggi X, ai collage surrealisti. Questo universo, dai confini incerti e dalle ripartizioni interne sovente instabili, è quello che ha prodotto la nostra età la quale ha avuto nel cinema il suo punto culminante, ma anche il suo strumento privilegiato di lettura. Il Gabinetto del Dottor Caligari (1920) di Robert Wiene, uno dei film attraverso cui Kracauer ha letto l'avvento del nazismo, mostra in modo evidente l'analogia tra l'ipnosi medica, praticata nell'Ottocento, e l'ipnosi cinematografica. Il dottor Caligari è la reincarnazione del medico mesmerista, insieme psichiatra e ipnotizzatore da fiera. Il film ci introduce all'interno di quel fenomeno di isteria collettiva che ha colpito la Germania e il Vecchio continente dopo la fine della Prima guerra mondiale. Oggi che l'età dell'eccitazione sembra aver toccato l’apice, l'isteria tramonta negli studi degli psicoanalisti come nelle immagini in movimento. La nostra, pur essendo ancora un'età che predica l'eccitazione, la auspica, la stimola, e cerca di mantenerla più a lungo possibile, sia nella camera da letto sia negli stadi, in realtà è un'età della sonnolenza progressiva. Alessandra Violi cita uno dei film chiave del contemporaneo, brutto film, ma immaginoso: Matrix. L'opera dei fratelli Wachowski, del 1999, ci presenta un universo incerto tra il bi e il tridimensionale, spazio virtuale, illusionistico. Il capo dei ribelli, che si propongono di abbatterlo, porta il nome di Morfeo. In questo mondo della manipolazione di ogni immagine lo stato catatonico, e la sonnolenza dominino incontrastati: una società di sonnambuli. Se Mesmer voleva, a suo modo, risvegliare gli istinti animali, controllarli e dirigerli, oggi, invece, i nuovi mesmerizzatori sociali puntano sull'ipnotismo. La spettacolarizzazione del reale, la mediazione dell'immagine, come aveva ben compreso decenni fa Guy Debord ci induce un insopprimibile "desiderio di dormire", magari seduti in poltrona, o sdraiati sul sofà, mentre, mentre il televisore emana i suoi immancabili effluvi serali.