mercoledì 12 gennaio 2005

il figlio di Costanzo
Marco Bellocchio è il mio punto di riferimento»

Il Messaggero 12.1.05
Il regista debutta nei cinema italiani con "Private", il film sul conflitto arabo-palestinese premiato a Locarno
LA LIBERTÀ NON FA PER NOI UOMINI
Saverio Costanzo: non la sappiamo gestire, per questo racconto la prigionia
Di Roberta Bottari
«Marco Bellocchio è il mio punto di riferimento: Buongiorno, notte! Mi ha dato molto coraggio, è lui il regista più giovane che ci sia in Italia, per come ha saputo riscoprirsi»
Israeliani e palestinesi, al cinema, hanno convissuto diverse volte. Spesso amandosi appassionatamente, perché far vincere l'amore travolgente sulla violenza è in effetti più facile che mettere insieme israeliani e palestinesi contro una scelta politica. Ed è invece proprio quello che fa Saverio Costanzo (figlio di Maurizio), che debutta in un lungometraggio con Private, pluri-premiato all'ultimo Festival di Locarno, da venerdì nei cinema specializzati in film d'autore, come l'Eliseo di Milano o l'Eden, il Greenwich e il Mignon di Roma. La pellicola, coprodotta da Rai Cinema, Istituto Luce e Mario Gianani, è stata venduta in 35 Paesi, più di La vita è bella di Benigni.
Dalla cruda descrizione della violenta realtà del conflitto arabo-israeliano, il film si trasforma in un inno contro l'occupazione, ma anche nella speranza di una coesistenza. Complessa, ma possibile, seppure in una regione martoriata dove tutti sono, da posizioni diverse, vittime. Tanto per cominciare, Private è interpretato dal palestinese Mohammad Bakri e dall'israeliano Lior Miller, impegnato in una parte per molto scomoda: quella del durissimo, insensibile Ofer, comandante di una pattuglia, incapace di mostrare il suo lato angosciato e contraddittorio di giovane che ha visto distrutti i sogni.
Il regista racconta nel suo film la storia di un insegnante palestinese (Bakri), assertore della resistenza non violenta. La sua casa, al confine con i territori occupati dall'esercito israeliano, viene espropriata e lui deve scegliere: o andare via con la famiglia o restare a rischio della vita. Tenacemente, l'uomo resta nella sua abitazione e a poco a poco conquista la stima dei figli e addirittura del capitano israeliano abbrutito, Miller, che, dopo essere stato a un passo dall'ucciderlo, lo rispetta.
"Ho scelto - ammette Saverio Costanzo - un tema forte per un debutto, ma mi appartiene profondamente, somiglia a tutto quello che ho fatto fino ad ora, alle mie esperienze con i documentari, per questo l'ho ritenuto un argomento che potevo gestire. Si parla molto dei documentari in questo periodo ma, francamente, non credo si possa trattare di una vera e propria rinascita. Certo, vanno bene Michael Moore e pochi altri, ma mi sembra più una moda che altro.
La verità è che i documentari non hanno ancora trovato spazio nel loro naturale mezzo di divulgazione, che è la tv, non il cinema, nel quale possono sopravvivere solo casi isolati".
A Costanzo piacerebbe continuare con il grande schermo: "Ma - spiega - solo a patto di avere qualcosa da dire, non voglio che diventi un "mestiere". Marco Bellocchio è il mio punto di riferimento: Buongiorno, notte! Mi ha dato molto coraggio, è lui il regista più giovane che ci sia in Italia, per come ha saputo riscoprirsi.
Per quanto mi riguarda, in questo momento sto lavorando alla storia di un giovane che rinuncia a tutte le libertà del mondo per ritrovarle in clausura, rifugiandosi in un istituto di gesuiti. "Lo so, nei miei lavori sembra essere sempre presente il tema della prigionia, anche se in questo caso è volontaria. Accade perché credo che la gestione della libertà sia la cosa che gli uomini sanno fare peggio".