mercoledì 12 gennaio 2005

sinistra
l'assemblea del 15 gennaio:
ne parla Asor Rosa

Corriere della Sera 12.1.05
L’INTERVISTA
Il professore prepara l’assemblea di sabato: con la Fed non abbiamo nulla a che fare, distante chi vuole un partito riformista moderato
Asor Rosa: più prodiani con me che nella Margherita
«Non chiamateci radicali, siamo la sinistra. Fassino e D’Alema non verranno. Cofferati? Resta un mistero»
di Fabrizio Roncone


ROMA - Il professor Alberto Asor Rosa conta i giorni. «È bello, in politica, potersi rientusiasmare, credere in nuovi scenari»: sta pensando alla grande assemblea che lui stesso ha ispirato, chiamando a raccolta tutta la sinistra radicale e naturalmente non è però facile immaginare cosa davvero accadrà, sabato pomeriggio, alla Fiera di Roma. «Mi dicono che saremo in parecchi...». Sorride. «Naturalmente, mancheranno Fassino e D’Alema». Non li avete invitati?
«Al contrario, e sarei felicissimo se decidessero di venire. Purtroppo, la deriva moderata di un certo centrosinistra, e dei Ds in particolare, è inarrestabile. Per questo state sbagliando tutti».
A fare cosa, professore?
«A scrivere che quella che si riunisce è la sinistra radicale. È solo la sinistra, la grande sinistra italiana, ancora capace di essere coesa e solidale. Che, con il percorso della Fed, ormai non ha più nulla a che fare».
È una sentenza definitiva.
«Sono loro che pensano di fondare un partito riformista moderato...».
Chi c’è, chi resta, invece, in questa grande sinistra che si riunisce a Roma?
«Verrà Bertinotti con tutta Rifondazione, poi ci saranno i Comunisti italiani, i Verdi, Occhetto con i suoi e una miriade di associazioni e gruppi della società civile, dai pacifisti al Laboratorio per la Democrazia di Ginsborg».
Professore, ma voi siete i Girotondi...
«Proprio per niente. I Girotondi sono solo un movimento di vigilanza sulla Costituzione».
Veramente, in una notte d’inverno di due anni fa, Nanni Moretti incoronò Sergio Cofferati come leader della nuova sinistra italiana e...
«E lo so, quello fu un gesto politico puro, clamoroso. Sì: su Cofferati puntammo. Poi s’è tirato indietro. Chissà perché. Resta un mistero».
Così ora avete Romano Prodi.
«E io, su Prodi, la penso come Bertinotti: è il nostro leader, con lui dobbiamo costruire un programma comune».
E l’ipotesi Veltroni?
«Ottima, ma per una stagione successiva. Ripeto: Prodi, oggi, è il nostro punto di equilibrio. Anche se...».
Se?
«Temo che sabato prossimo ci saranno più prodiani alla nostra assemblea che in tutta la Margherita».
Rutelli e Prodi si sono chiariti, però.
«Lo spero. Questi litigi disorientano l’elettorato».
Il vostro, quello che si riunisce sabato, quanto può contare nella Gad?
«Io penso che siamo intorno al 13%. E possiamo crescere: c’è tutta una sinistra che ha voglia di stare a sinistra».
D’Alema ripete sempre che, per battere Berlusconi, occorre abbandonare certi toni, un certo radicalismo...
«D’Alema è l’esempio di un modo di fare politica autoreferenziale e autosufficiente. Quelli come lui pensano che per risolvere i problemi della gente basti scambiarsi quote di potere nel Palazzo».
Professore, cosa pensa di Fassino?
«Penso che è una persona seria. Ma politicamente mi è distante su tutto. Guerra e pace, capitale e lavoro, globalizzazione».
Dica la verità: non è che state facendo un pensierino a un nuovo partito di sinistra?
«No. Penso che a sinistra serva un nuovo contenitore, una "Camera di consultazione", dove tutti quelli che lo desiderano possano riflettere e programmare».
Professore, a che ora è l’assemblea?
«Alle 15».