mercoledì 12 gennaio 2005

Corriere:
«nessun gene può essere considerato responsabile, da solo, di una malattia psichiatrica»

Corriere della Sera Salute (pagina 2) 9 gennaio 2004
Davvero tutto è scritto nel DNA?
di Riccardo Renzi

Con l'anno nuovo è arrivato il primo nuovo gene. Si tratta questa volta di quello della timidezza: è una variante che, attraverso un alterato meccanismo dei neurotrasmettitori, rende i bambini, secondo i ricercatori, più timidi e li predispone a diventare da adulti più facilmente ansiosi e soggetti all'alcolismo. Si tratta, in questo caso, di una ricerca molto seria, condotta dall'università Vita e Salute del san Raffaele di Milano, e di cui i ricercatori hanno ben messo in evidenza limiti e significato. Ma ciò che il pubblico percepisce è che esiste il gene della timidezza, eventualmente responsabile anche dell'alcolismo. Di cui, se la memoria non mi inganna, era già stata annunciata la scoperta di un gene responsabile, come di quello della depressione, della cleptomania, della schizofrenia, della tendenza al suicidio e alla violenza, della predisposizione alle droghe, all'adulterio e a varie perversioni sessuali. Alcune di queste ricerche erano, in verità, tutt'altro che serie e tendevano piuttosto a promuovere pubblicità (e fondi) per diversi centri di ricerca. Se a ciò aggiungiamo le varie scoperte relative alle malattie non psichiatriche, ne ricaviamo, al ritmo di un gene alla settimana, il messaggio inequivocabile che tutto è genetica. E che non soltanto la nostra storia medica ma anche la nostra storia psicologica, il nostro comportamento, sono determinati, sono scritti in un nuovo libro sacro intitolato Dna.
Sarebbe opportuno fare chiarezza sul significato di queste scoperte e spiegare bene che cosa vuol dire, per esempio, che qualcuno abbia il gene dell'avarizia. Che sarà condannato ad essere avaro per tutta la vita? O che forse potrà curarsi? E come potrà farlo? E se si curerà diventerà uno con le mani bucate? Ora noi non abbiamo titolo per dare queste risposte. Ma, sulla base di autorevoli pareri, possiamo chiarire un paio di concetti generali.
Il primo è che
nessun gene può essere fino da oggi considerato responsabile, da solo, di una malattia psichiatrica e tantomeno dell’orientamento sessuale o di un comportamento più o meno deviante. Il che vale anche, come si va via via scoprendo, per le patologie fisiche più complesse. Il secondo concetto è che quando si parla di "gene responsabile" si indica una predisposizione, una possibilità, che sarà più o meno espressa a seconda dell'ambiente e della storia personale di ognuno. In che misura poi incida l'impronta genetica o l'ambiente non lo sa ancora nessuno. E chi dice di saperlo, esprime un'opinione personale e non un dato scientifico.