mercoledì 12 gennaio 2005

neurofarmacologia
o progetto Frankestein?

ANSA Mercoledì 12 Gennaio 2005, 15:41
DEPRESSIONE: SI CURERÀ RICOSTRUENDO NUOVE RETI NEURONI


(ANSA) - ROMA, 12 GEN - I farmaci del futuro contro la depressione? Molecole che, ricostruendo nel cervello del paziente nuove reti neuronali, gli "re-insegneranno" a vivere e pensare senza la malattia.
È la promessa che arriva da nuovi studi su animali e che mette in campo contro la malattia un'impostazione terapeutica del tutto nuova, ha riferito Luca Pani dell'Istituto di neurogenetica e neurofarmacologia del CNR di Cagliari che ha spiegato le sue ricerche in una conferenza stampa a Roma.
Le molecole alla base dei farmaci di nuova generazione, i primi, ha sottolineato l'esperto, potrebbero arrivare già nel giro di cinque anni, agiranno sui fattori trofici, ovvero stimoleranno la produzione di fattori di crescita che a loro volta stimoleranno la formazione di nuove connessioni tra neuroni, formando nuovi circuiti che il paziente inizierà ad usare abbandonandone altri, quelli malati. A questa "rieducazione" del cervello del paziente, ha spiegato Pani, si contribuirà anche dall'esterno con interventi di psicoterapia ad hoc, di tipo cognitivo - comportamentale, nonché di supporto interpersonale. Queste terapie, se ben condotte, possono infatti essere efficaci sui nuovi circuiti ed agire in sinergia con il farmaco.
L'idea di curare la depressione con molecole che stimolino i fattori di crescita neurali, ha spiegato Pani, viene dal modalità innovative di osservazione dei modelli animali di laboratori. Gli scienziati si sono accorti che in risposta a stimoli stressanti o a condizioni che inducono la paura, nel cervello degli animali decresce la produzione di fattori di crescita. Questo può creare modificazioni dei circuiti che, se lo stimolo negativo perdura, portano alla malattia.
I farmaci oggi in uso, molti dei quali peraltro hanno ancora meccanismo d'azione da scoprire e forse funzionano proprio attivando i fattori di crescita, agiscono per lo più sulle terminazioni nervose eccitando o inibendo l'attività dei neuroni. Quindi, per quanto efficaci, possono produrre sbalzi d'umore. Viceversa le nuove molecole saranno degli stabilizzatori dell'umore, ha concluso Pani, perché indurranno modifiche permanenti nei circuiti nervosi sia ripristinando quelli malati sia creandone di nuovi che poi saranno istruiti a funzionare in modo non patologico.
(ANSA)