mercoledì 12 gennaio 2005

libri:
La fecondazione proibita

una segnalazione di Stefano Traiola

http://www.feltrinelli.it
Fecondazione assistita tra proibizione e ignoranza. Intervista a Chiara Valentini
di Francesco Mannoni, tratta da “L’Unione Sarda”, 8 gennaio 2005


Mentre a livello politico infuriano le polemiche per la decisione del Governo di costituirsi in giudizio davanti alla Corte Costituzionale contro i referendum sulla fecondazione assistita, la legge 40/2004 di cui tanto si parla e che pochissimo si conosce, ne discutiamo con la giornalista Chiara Valentini che ha scritto un saggio illuminante, La fecondazione proibita con prefazione di Stefano Rodotà.
"Mi sono accorta man mano che andava avanti la discussione sulla legge e si aggravavano gli scontri fra le diverse parti in causa, che sapevamo poco di fecondazione assistita. La prima bambina in provetta è nata nel '78, oggi ha 26 anni, e in Italia ci siamo trovati a parlare di fecondazione assistita come se fossero esperimenti da fantascienza. Invece si tratta di una realtà molto concreta: ce ne sono già un milione e mezzo circa al mondo, cinqantamila solo in Italia -ma qualcuno dice di più -, e i bambini in provetta continuano a nascere nonostante la posizione negativa della Chiesa. Addirittura paesi cattolici quanto e più dell'Italia come la Spagna, praticano ampiamente la fecondazione assistita in varie forme e tali nascite hanno una cornice di regole indispensabile".
Cosa vieta la legge spagnola?
Vieta l' uso dell'utero in affitto, cosa che io trovo ragionevole per via dei problemi di scambio di persona troppo difficili da risolvere.
Che cos'è la diagnosi pre-impianto?
La diagnosi pre-impianto, la possibilità di evitare le malattie genetiche e che nascano dei bambini con una vita di sofferenze, è una selezione praticata ampiamente in Europa. In Italia questa prassi era agli inizi, c'erano pochi che la facevano, e in un Paese che ha il grandissimo problema dell'anemia Mediterranea, la diagnosi pre-impianto è assolutamente necessaria. Uno di questi centri, forse il più importante è in Sardegna, ma ce n'è uno anche in Sicilia e nelle Puglie, regioni dove è più presente questo genere di malattia.
Come avviene l'esame per scoprire l'anemia mediterranea?
Il controllo dell' anemia mediterranea è uno dei principati obiettivi della diagnosi pre-impianto e avviene sottoponendo gli embrioni che si sono formati dall'incontro dei gameti della coppia, ad uno speciale esame fatto con macchinari molto sofisticati che sono in grado di vedere se ci sono embrioni che hanno cellule alterate. Su un numero abbastanza alto d'embrioni, cosa che era possibile fare prima di questa legge che li limita solo a tre - e per una selezione pre-impianto è un numero molto basso -, si sceglie l'embrione sano, s'impianta e la donna conduce tranquillamente la sua gravidanza. Finché non c'era questa possibilità la donna era costretta a fare l'anmiocentesi dopo alcuni mesi e molte quando sapevano che il feto era malato. sceglievano di non portare avanti la gravidanza, perché in zone come la Sardegna e la Sicilia dove è molto alta la conoscenza di questa malattia, si sa bene cosa vuol dire una vita passata fra le trasfusioni.
Mi sembra un controsenso...
Lo è, anche perché questi controlli avevano tolto molte donne da un incubo in cui adesso sono ricadute. Una delle immagini che più mi hanno colpito è stata la vista dei macchinari all'ospedale microcitemico di Cagliari, avvolti nella plastica e messi in un magazzino. Pensando che cosa significa in termini di sofferenza e di vite umane l'aver tolto dall'attività queste macchine, ho provato una grande sofferenza.
Perché, secondo lei, anche solo parlare di fecondazione assistita, oggi fa paura a tanta gente?
Quando parliamo di fcondazione assistita impressiona che ci si dedichi con tanta passione allo scontro ideologico, allo scontro di principi, e non si tenga conto che parliamo di persone in carne e ossa, d'esseri umani con grandi carichi di sofferenza e d'aspettative. Nell'introduzione Stefano Rodotà scrive che "La verità è che il Far West procreativo non è nato per volontà di chi ha sempre sostenuto la necessità di affrontare la questione con una normativa leggera. È figlio di un proibizionismo ideologico e miope che, nel momento in cui le tecniche di procreazione assistita cominciavano a diffondersi in Italia, indusse un Ministro della Sanità, Costante Degan, a pubblicare una circolare con la quale si vietava alle strutture sanitarie pubbliche di praticare l'inseminazione con seme da donatore.
Cosa si voleva ottenere?
Si voleva allineare la normativa italiana non alla esigenza delle donne, ma alle indicazioni espresse dalla Chiesa Cattolica, contraria a questo tipo di intervento. Va ricordato che la religione cattolica e quella ortodossa, hanno le posizioni più severe e più negative sulla nascita in vitro; altre religioni, dall'ebraica alla musulmana, per non parlare delle religioni protestanti, hanno posizioni diverse e molto più aperte.
Perché l'atteggiamento negativo della Chiesa?
Probabilmente per l'eccessiva ideologizzazione di una posizione, e soprattutto per il desiderio molto forte, sopportato da molte azioni perché questa loro posizione fosse una legge. Possiamo cercare tutte le mediazioni che vogliamo, ma nessuno potrà convincermi della sacralità dell'embrione fin dal primo istante. D'altra parte, leggendo San Tommaso. mi sembra che non avesse assolutamente questa posizione. È solo negli ultimi due secoli che la Chiesa cattolica ha sacralizzato l'embrione.
Cosa prevede nel prossimo futuro?
La provetta costituisce, piaccia o no, un nuovo modo di nascere che è entrato a far parte della nostra contemporaneità, e dobbiamo regolarlo per evitare gli abusi che ho raccontato nel libro e garantire protezioni alla madre e al bambino che deve nascere; ma non possiamo in nome della sacralità dell'embrione, questo è il punto della legge, rendere quasi impraticabile una tecnica medica che invece ha ampia cittadinanza nella maggior parte dei paesi, sia pure con gradi diversi di accettazione, con steccati più o meno marcati in nome di principi etici che sono anelli di un'etica laica, perché non esiste solo l'etica cattolica. Quello che molti di noi giudica non accettabile, che spiega probabilmente la raccolta di quel milione e mezzo di firme fatta in poche settimane, se non in pochi giorni, è proprio il fatto che imposta una posizione etica non condivisa. Essere privati della possibilità di ricorrere alla provetta, è difficile da mandare giù, e la gente non si arrende. Recentemente sono stata in Spagna per fare un servizio per il mio giornale e ho visto con i miei occhi il fenomeno del turismo procreativo. Tante coppie, che grazie a questa legge così ideologica hanno perso ogni speranza in Italia di avere un figlio, vanno in un altro paese a fare la fecondazione assistita.
E questo cosa comporta?
Vietata alle strutture pubbliche l'attività di procreazione con seme di donatore è stata consegnata a un mercato nel quale avrebbero prevalso logiche di profitto, talora assai spregiudicate. A Barcellona ho incontrato una coppia che aveva impiegato tutti i suoi risparmi nel tentativo di avere un bambino. Questa mi sembra una grande ingiustizia, una discriminazione delle persone che ci siamo trovati improvvisamente di fronte, in quella che è, secondo l'analisi dei giuristi, l'unica legge ideologica che sia mai stata votata e approvata in Italia.
Lei è favorevole al referendum?
Non sono una patita dei referendum, non ritengo che siano uno strumento salvifico: penso che sarebbe meglio non arrivarci, riuscire a modificare questa legge radicalmente attraverso le vie parlamentari. Guardo con interesse ai tentativi che sono stati fatti, e non per niente, la legge non era ancora stata approvata, che già cominciavano le proposte per modificarla, a testimonianza del disagio che ha portoto con sé. Ma sono scettica sul fatto che si riesca a fare queste modifiche perché la maggioranza è sempre la stessa".
In un eventuale referendum, potrebbero ripetersi le battaglie di religione che si sono verificate in passato per il divorzio e l'aborto?
Non vedo all'orizzonte nessulla guerra di religione. Ho memoria degli altri due referendum, che hanno lasciato una società più libera, più consapevole, dove le donne hanno avuto spazi maggiori. Una discussione che per forza di cose accompagnerebbe questo referendum, consentirebbe al Paese di capire meglio qual è la posta in gioco. Sono stati esasperati i casi limite, le mamme nonne, gli uteri in affitto, mentre si è parlato poco delle persone: oggi l'infertilità riguarda il 25% delle coppie.