sabato 12 febbraio 2005

nelle strutture psichiatriche in Lazio
mancano quasi novecento operatori

Corriere della Sera, edizione di Roma 12.2.05
Le associazioni dei familiari: in questo settore non ci sono macchinari, tutto si fonda sulle competenze di medici e infermieri
Assistenza psichiatrica: un servizio dimezzato
In tutto il Lazio mancano 874 operatori su 1.892 per assistere quasi trentaduemila malati
Il. Sa.


Un servizio in pericolo, quello di assistenza e cura del disagio mentale. Con 874 operatori in meno sui 1.892 previsti dal piano sanitario regionale e messo in crisi da soluzioni scarsamente condivise: un servizio dimezzato. Dopo l’ultima riunione della Commissione regionale unica per la salute mentale (Crusam), che ha deciso lo scorporo del servizio di emergenza psichiatrica dalle competenze territoriali, le associazioni che compongono la consulta cittadina per il disagio mentale, continuano a protestare. «Aresam», che riunisce i familiari di persone affette da disabilità mentale, «Arap» (associazione per la riforma dell’assistenza psichiatrica) e le organizzazioni di volontariato che operano nel campo, si esprimono attraverso la consulta cittadina permanente per la salute mentale e denunciano le difficoltà dell’assistenza psichiatrica nel Lazio.
Come documenta la Consulta, rispetto a quanto previsto dal progetto regionale di «Promozione e tutela della salute mentale», vi è una carenza di 874 operatori, fra psicologi, psichiatri, assistenti e infermieri.
In tutte le aziende sanitarie locali, il dipartimento di salute mentale è sotto organico. In testa, la Roma B, con 265 persone in meno. A seguire, la Roma C, «sotto» di 208 persone, la Roma D il cui servizio si mantiene in funzione con 193 operatori in meno, la Roma A e la E, rispettivamente con 150 e 58 operatori in meno.
Dice Daniela Pezzi, presidente della Consulta cittadina Permanente per il disagio mentale: «Da un lato abbiamo 32mila persone affette da problemi psichiatrici, dall’altro una carenza di circa mille operatori. Con numeri del genere, desta ammirazione la professionalità con la quale si sta continuando a garantire questo servizio nei vari centri. Un servizio che si fonda sul lavoro umano, di medici e operatori, visto che la psichiatria non è un settore che può giovarsi di macchinari e apparecchiature ma è affidato alle competenze umane».
Il punto della situazione, con le cifre, arriva a pochi giorni di distanza dall’ultima riunione della Crusam, e in seguito alle proteste di alcune associazioni contro la decisione di affidare il servizio di intervento di emergenza psichiatrica al 118, invece che ai centri territoriali, che finora, garantivano la continuità fra assistenza in fase di emergenza e progetto terapeutico. «Il dialogo fra associazioni e Regione si è interrotto da mesi: insistiamo perché venga ripreso - dice la presidente della Consulta - soprattutto ora, in un momento di particolare difficoltà.