sabato 12 febbraio 2005

sinistra
Ds contro Prc in Toscana

Corriere dellaSera 12.2.05
IL CASO
Toscana, il Prc candida un ds. E loro: sono sleali
Rifondazione corre da sola Folena: c’è disagio, si rischia l’esodo Caldarola: colpa di Bertinotti
Marco Gasperetti Alessandro Trocino


Il più netto è Pietro Folena che, nella decisione di Rifondazione di correre da sola in Toscana e di scegliere un diessino come candidato, vede «il campanello d’allarme di un disagio profondissimo della sinistra ds alla prospettiva del partito riformista, un segnale su cui la dirigenza della Quercia farebbe bene a riflettere se non vuole perdere altre forze». Insomma, Folena avverte: o si cambia rotta o il rischio di un esodo dai Ds diventa concreto. La Gad in Toscana, da ieri è ufficiale, non esiste più, neanche nella nuova veste di Unione: Luca Ciabatti - 44 anni, segretario regionale della Cgil-Funzione pubblica, da pochi giorni nella direzione dei Ds - sarà il candidato di Rifondazione alle elezioni regionali che si terranno il 3-4 aprile. Al fianco del Prc correrà «Toscana libera», coordinamento di liste civiche di sinistra. Ciabatti è rimasto dieci giorni ai vertici dei Ds, poi ha scritto al segretario regionale: «Non condivido più le scelte del partito sia a livello nazionale che regionale». Quasi contestualmente, la decisione di candidarsi con Rifondazione: «Martini è un ottimo presidente e io non sono l’anti Martini - dice Ciabatti - Questa è un’operazione di ricucitura, per arrivare alla vera unità e cancellare l’anomalia Toscana». Il governatore Martini guarda avanti: «Il nostro traguardo resta costruire l’Unione, con il Prc, entro le Politiche del 2006».
Ma la rottura rischia di avere qualche strascico perché, come spiega il ds Giuseppe Caldarola, «crea una situazione incresciosa. Del resto Rifondazione è sempre stata ostile sia al sindaco di Firenze sia alla giunta regionale. La responsabilità della rottura è esclusivamente del Prc. Bertinotti è davvero uno strano personaggio: non solo non è intervenuto per sanare le ferite, ma non ha neanche detto ai compagni toscani di evitare di scegliere uno dei nostri: questa è una furbata, una presa in giro, un gesto sleale che apre una ferita ancora più grave». Bertinotti respinge le accuse: «L’anomalia toscana è stata voluta da Ds e Dl. Noi eravamo, e siamo, disponibili a un programma unico». I ds respingono le accuse, ma si spaccano. C’è chi parla di corresponsabilità della sinistra del partito nella decisione del Prc. Gloria Buffo si indigna: «Io e Mussi siamo intervenuti più volte per una ricomposizione. Queste sono accuse di stampo stalinista: per coprire le proprie reticenze a fare l’accordo unitario si scaricano sulla minoranza di un partito responsabilità che non esistono». Folena aggiunge: «Sono ferocemente critico nei confronti dei Ds e del centrosinistra della Toscana per la decisione di rompere. La responsabilità, in questi casi, è sempre della forza maggiore». C’è disagio nei Ds, dice Folena: «Tanto che capolista a Milano è Mario Agostinelli, fino a pochissimo iscritto ai Ds». Caldarola non teme esodi, per ora: «Evidentemente c’è stato in Toscana un rapporto con il Prc che è andato al di là della collaborazione. Ma sono propenso a pensare che la scelta di Ciabatti sia individuale e che verrà stigmatizzata da tutti». Ad agitare le acque nella Quercia ci pensa anche la Lega italiana dei diritti dell’uomo che vuole ricorrere alla corte di Giustizia di Strasburgo contro la decisione dei ds toscani di escludere dalle primarie gli iscritti alla massoneria.

L'Unità edizione di Firenze 11 Febbraio 2005
«Questo candidato serve a dividere»
Polemiche di Toscana democratica dopo la candidatura di un ds avanzata da Rifondazione

E ora con Rifondazione è davvero duello
Filippeschi: «Candidatura lontana dalle nostre tradizioni». Ricci: «Vogliamo parlare a tutta la sinistra»
Osvaldo Sabato



FIRENZE «È una brutta pagina che si commenta da sé» dice il segretario regionale della Quercia, Marco Filippeschi. «Quella di Rifondazione è una provocazione che comunque non ci sorprende del tutto» rincara il segretario dello Sdi, Pieraldo Ciucchi. Anche la sinistra dei diesse prende le distanze e critica Rifondazione per la ormai certa candidatura del sindacalista della Cgil Luca Ciabatti, come sfidante del presidente uscente Claudio Martini, in corsa con il centro sinistra per il suo secondo mandato alla presidenza della Toscana. «Non la condividiamo perché in contrasto con il processo unitario auspicato» scrive la minoranza dei diesse. Insomma, «È una roba d’altri posti: la Toscana non è abituata a queste cose» aggiunge Filippeschi puntando il dito contro Rifondazione perché «con questa candidatura dimostra tutti i suoi problemi irrisolti d’affidabilità politica». Ma quali potrebbero essere i motivi che hanno spinto la dirigenza del partito di Bertinotti a puntare su Ciabatti? Si sa che a volte la politica è l’arte dell’impossibile, ma potrebbe essere un messaggio lanciato da Rifondazione al centro sinistra per riaffermare la voglia di riallaccciare da subito il dialogo dopo le elezioni di aprile con un ex diessino a fare da ponte. O un tentativo per scompaginare l’elettorato di centro sinistra andando a pescare il proprio candidato nel partito di maggioranza dell’Ulivo. Oppure il voler rimarcare ancora di più la diversità di Rifondazione nella strada sempre più riformista dei diesse contrapposta alla sinistra radicale. Del resto lo stesso Ciabatti spiega al nostro giornale di aver lasciato i diesse per la loro virata moderata uscendo anche dalla direzione regionale seguita al congresso di Tirrenia. Una scelta politica, però secondo Ciabatti, che non chiude la porta in faccia alla sua ostinata ricerca dell’unità a sinistra. Una cosa è certa se l’obiettivo sarà quello di rimettersi subito al lavoro per rafforzare, dopo le elezioni regionali, la pratica della Gad o Unione, dopo il battesimo di ieri di Prodi, anche Rifondazione dovrà impegnarsi davvero per non deludere le aspettative di chi aveva sottoscritto l’appello per cancellare «l’anomalia Toscana» come l’Arci, la Fiom, Aprile e il Laboratorio per la Democrazia, colti di sorpresa dalla discesa in campo di Ciabatti.
Perché è come se ci fosse stato il via alla corsa elettorale senza che nessuno starter avesse lo dato. Infatti anche lo stesso sindacato toscano della Cgil per il momento non commenta la candidatura del suo dirigente. Ma anche in questo caso indiscrezioni raccontano di malumori nei piani alti della Cgil, per il timore di vedere catapultato il sindacato nella disputa politica. Il segretario Toscano della Cgil Luciano Silvestri ieri era a Bruxelles e rintracciato telefonicamente dall’Unità non ha voluto rilasciare nessun commento «prima di dire la mia aspetto l’ufficilità della candidatura di Ciabatti» dice. Insomma se i presupposti sono questi bisognerà lavorare molto e alacramente per rimettere a posto i cocci del vaso unitario andato in frantumi. «I Ds a Firenze e in Toscana nonostante tutto ciò - ha confermato il segretario fiorentino Manule Auzzi - non rinunceranno a lavorare per costruire l'unità in vista del 2006. Intanto lavoremo per la vittoria di Toscana Democratica, convinti di poter contare sul forte consenso per il lavoro fatto da Claudio Martini e dalla sua giunta per sconfiggere anche e soprattutto in Toscana il centrodestra». Non a caso per Filippeschi quanto è successo è paragonabile ad uno «schiaffo» dato anche a chi «per l’unità si era abbattuto con sincerità». Naturalmente la lettura fatta dal segretario regionale di Rifondazione, Mario Ricci, è di tutt’altro avviso «le espressioni di Filippeschi ci lasciano esterrefatti» ha ribattuto a margine della direzione regionale convocata ieri pomeriggio per il via libera alla sfida di Ciabatti «noi staremo lontani dalle denigrazioni e dalle personalizzazioni» conclude. Mario Ricci pur non facendo mai il nome di Ciabatti ammette che «è una figura con la quale vogliamo parlare a quel largo popolo della sinistra che anche nella nostra regione chiede unità e politiche sociali avanzate nella costruzione dell'alternativa programmatica al governo Berlusconi». Chi non perde tempo è invece Toscana Democratica, che dopo un leggero restyling, presenterà il 1 marzo a Livorno il suo nuovo simbolo con l’aggiunta dei colori dell’arcobaleno della pace. La macchina elettorale è ormai a pieno regime e a dare maggiore spinta ci sarà anche Romano Prodi, atteso a Firenze il 7 marzo. Di campagna elettorale insieme a Martini hanno parlato proprio ieri le nove formazioni politiche (Ds, Margherita, Sdi, Udeur, Verdi, Comunisti Italiani, Repubblicani europei, Italia dei Valori e Movimento pensionati) «è una buona partenza» ha poi commentato il candidato dell’Ulivo «e chi ben comincia è già a metà dell’opera». Intanto la Margherita guarda e osserva limitandosi a commentare quanto sta accadendo con una laconica battuta del presidente toscano del partito Erasmo D’Angelis «Ciabatti? Chi...» dice riferendosi all’ipotesi della candidatura del sindacalista alle prossime regionali del 3 e 4 aprile.

Il Mattino 11.02.05
«Così sembra che comandi Bertinotti»
TERESA BARTOLI


Roma. Il più preoccupato era Francesco Rutelli: «Dobbiamo prendere atto che la situazione, dopo le elezioni, è cambiata. E soprattutto non possiamo dare l’impressione che ci facciamo dettare la linea da Bertinotti o che ci appiattiamo sulla sinistra radicale». Il leader della Margherita lo ha detto e ripetuto, appoggiato a più riprese dal capogruppo alla Camera Pierluigi Castagnetti. Preoccupazioni ribadite nel corso del lungo confronto della federazione dell’Ulivo, malgrado Romano Prodi le avesse prevenute introducendo i lavori. «È vero - ha detto Prodi - che si è votato ma c’è motivo di cambiare posizione non solo perché, se fossimo stati noi al governo, questa missione non sarebbe partita ma anche perché dal governo non arriva alcun segnale di novità». Rutelli ha insistito: «La situazione è cambiata e oggi, se governassimo, dovremmo sfidare la comunità internazionale ad una iniziativa. Dobbiamo chiedere al governo di assumerla. E valutarla prima del voto, pronti a cambiare idea». Sono stati D’Alema e Fassino a replicargli: «La palla va buttata nel campo del governo, sono loro a dover spiegare il cambio di fase» ha detto il primo. «Se fossimo stati al governo, non avremmo partecipato alla missione perché la democrazia non si esporta con la guerra» ha ribadito il secondo. Il documento finale sfida il governo. «Se Berlusconi fosse intelligente, la raccoglierebbe e ci metterebbe in difficoltà ma cavalcheranno la propaganda americana» dice uno dei partecipanti alla riunione della Fed. E malgrado la porta aperta ad un eventuale ripensamento, Prodi ha preferito coltivare la compattezza dell’Unione, portare alla riunione di tutto il centrosinistra il «no» della Federazione al decreto. La decisione formale sarà presa martedì. Non sarà indolore perché Franco Marini, e con lui l’ala moderata filoamericana della Margherita, non rinuncerà alla battaglia per un «sì» alla missione dettato proprio dalla novità del voto. Ma lo stesso Marini ha già annunciato che «la decisione della maggioranza sarà la decisione di tutti» e, dunque, non ci saranno strappi. Probabilmente non ci saranno nemmeno documenti da presentare in aula per motivare il no: «Sarebbe assurdo votare compatti contro il governo e poi dividerci tra noi sul significato di quel no» fa notare un leader del centrosinistra. Mentre veniva messo a punto il testo finale, c’è stato spazio per altri argomenti. «L’informazione Rai è indecente, ci presenta sempre e solo o divisi o prigionieri di Bertinotti» ha detto Prodi rivelando di aver protestato direttamente coi dirigenti di viale Mazzini e proponendo una iniziativa dei parlamentari della Vigilanza. Poi è arrivata la dichiarazione con cui Marco Pannella chiedeva al centrosinistra di «togliere il veto alla trattativa con la Cdl». «Chiede a noi il permesso di accordarsi con Berlusconi?» ha ironizzato qualcuno mentre Castagnetti invitava tutti a «piantarla con questa pantomima e a rispondergli come si deve». Ma D’Alema ha consigliato prudenza: «Non possiamo dare l’impressione di indisponibilità. Se non altro per non offrire l’alibi dell’accordo col centrodestra». Accordo che però ieri quasi tutti davano per scontato. Ultimo punto, le manifestazioni in programma. L’Unione parteciperà a quella organizzata dal Manifesto il 19 in solidarietà a Giuliana Sgrena. Quindi quella del 26, di apertura della campagna elettorale per le regionali, non sarà più nazionale, a Roma, ma si trasformerà in iniziative in ognuna delle 14 regioni chiamate al voto.